Conoscenza e tutela del patrimonio architettonico moderno e contemporaneo: esperienze a confronto

In copertina / Frontcover Giuseppe Pettazzi, Fiat Tagliero, 1938, Asmara, Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali (Erric Laforgue / Alamy Stock Photo) 2022 Scuola dei beni e delle attività culturali Via del Collegio Romano 27 00186 Roma www.fondazionescuolapatrimonio.it Edizione cartacea / Printed edition ISBN 979-12-80311-05-4 Edizione digitale / Online digital edition ISBN 979-12-80311-07-8 DOI 10.53125/979-12-80311-07-8 L’edizione digitale del volume è pubblicata in Open Access. / The online digital edition is published in Open Access. Licenza / Content license L’edizione digitale del volume è pubblicata in Open Access con licenza Creative Commons Attribution Share Alike 4.0 International (CC BY-SA 4.0: https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0/legalcode). La licenza consente di condividere i contenuti con qualsiasi mezzo e formato, di modificare i contenuti per qualsiasi fine, anche commerciale, purché sia inserita una menzione di paternità adeguata, sia fornito un link alla licenza e sia indicato se sono state effettuate delle modifiche. Tale licenza non si applica alle figure riprodotte alle pp. 36-43, gentilmente concesse per la pubblicazione in Open Access dalla Pier Luigi Nervi Project Association, che restano escluse dall’utilizzo a fini commerciali. The online digital edition is published in Open Access under Creative Commons Attribution Share Alike 4.0 International license (CC BY-SA 4.0: https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0/legalcode). You are allowed to share the material in any medium or format, and remix, transform, and build upon the material for any purpose, even commercially, as long as you give appropriate credit to the author(s), provide a link to the license, indicate if changes were made, and distribute the adapted material under the same license as the original. The Creative Commons license does not apply to the images featured on pages 36-43, kindly provided by the Pier Luigi Nervi Project Association for the Open Access publication: these images are licenced for non-commercial use only.

Conoscenza e tutela del patrimonio architettonico moderno e contemporaneo: esperienze a confronto Atti del seminario — Roma, MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, 23 ottobre 2019 Knowledge and protection of the modern and contemporary architectural heritage: comparative experiences Proceedings of the seminar — Rome, MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, 23 October 2019 a cura di Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali

Il volume raccoglie gli atti del seminario / this book gathers the proceedings of the seminar Conoscenza e tutela del patrimonio architettonico moderno e contemporaneo: esperienze a confronto / Knowledge and protection of the modern and contemporary architectural heritage: comparative experiences tenutosi il 23 ottobre 2019 presso MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma / held on the 23rd October 2019 at MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Rome in collaborazione con / in collaboration with Fondazione MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori di Roma e provincia volume a cura di / book edited by Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali redazione / editing Carlotta Brovadan, Martina De Luca, Paola d’Orsi, Elena Pelosi (coordinamento editoriale / editorial office) Roberta Fedele, Francesca Neri, Marta Samek, Valeria Volpe (editing) progetto grafico e impaginazione / graphic design and layout Francesca Pavese traduzione / translation A.I.T. s.a.s. ringraziamenti / acknowledgement Simona Antonacci, Carla Zhara Buda, Maria Giuseppina Gimma, Alessandro Panci, Angela Parente, Alessia Spataro

Sommario Contents Presentazione Foreword Alessandra Vittorini Introduzione Introduction Carla Di Francesco Aspetti giuridici della tutela moderno/contemporaneo e diritti d’autore Juridical Aspects Protecting the Modern/Contemporary, and Copyright Paolo Carpentieri Time Frames. Politiche di conservazione per il patrimonio architettonico del XX secolo. L’architettura ‘contemporanea’ nell’idea di tutela Time Frames. Conservation Policies for Twentieth-Century Architectural Heritage. ‘Contemporary’ architecture in the idea of protection Ugo Carughi La storia dell’architettura per la documentazione e la conservazione del patrimonio costruito moderno e contemporaneo The history of architecture for the documentation and conservation of the modern and contemporary built heritage Massimo Visone Gli archivi di architettura per la tutela e il restauro dell’architettura moderna e contemporanea Architecture archives for the protection and restoration of modern and contemporary architecture Margherita Guccione Asmara e il suo contesto: architettura del Moderno e Paesaggio Culturale Asmara and its context: architecture of Modernity and the Cultural Landscape Susanna Bortolotto, Nelly Cattaneo Indice dei nomi Index of names Indice dei luoghi Index of places pagina 7 — 9 — 17 — 35 — 45 — 57 — 71 —

Alessandra Vittorini, Presentazione, in Conoscenza e tutela del patrimonio architettonico moderno e contemporaneo: esperienze a confronto, Atti del seminario (Roma, MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, 23 ottobre 2019), a cura di Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali, Roma, Scuola dei beni e delle attività culturali, 2022, p. 7, DOI 10.53125/979-1280311-07-8-AV7. Alessandra Vittorini, Foreword, in Knowledge and protection of the modern and contemporary architectural heritage: comparative experiences, Proceedings of the seminar (Rome, MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, 23 October 2019), edited by Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali, Roma, Scuola dei beni e delle attività culturali, 2022, p. 7, DOI 10.53125/979-12-80311-07-8-AV7. 6

Alessandra Vittorini Presentazione Esplorare e riscoprire le architetture del nostro recente passato per coglierne gli aspetti cruciali, gli elementi di qualità, le capacità di innovazione e il ruolo nel dibattito culturale dell’epoca. Ma anche per favorire l’emersione di un patrimonio diffuso sul quale sostenere programmi di conoscenza, consapevolezza, conservazione e tutela. Sono questi i principali obiettivi che hanno animato le ricerche, le ricognizioni e le riflessioni attivate sul tema negli ultimi vent’anni in ambito istituzionale e accademico. Si tratta di un insieme quantitativamente limitato, ma che trova il suo valore anche nella sua rappresentatività. E che va rivisitato con uno sguardo più ampio, capace di superare la scala del singolo edificio per ampliarsi fino a comprendere anche la scala urbana, dei sistemi insediativi e dei quartieri, guardandoli come esiti concreti e misurabili di stagioni feconde: non solo per l’architettura ma anche per la cultura, la disciplina e la pratica dell’urbanistica e del “progetto di città”. Testimonianze di un passato prossimo dal futuro incerto, le architetture del secondo Novecento costituiscono un patrimonio misconosciuto, indefinito e fragile. La prossimità temporale della realizzazione, la continuità dell’uso, la larga diffusione di tipologie standardizzate e di materiali poveri o di facile deperibilità rendono in qualche modo familiari, dimessi e consueti gli edifici e i quartieri che lo compongono: un insieme a tratti anonimo e non riconosciuto tanto da farne sottovalutare il valore e la singolarità. E le diverse modalità con le quali, anche in brevi scorci temporali, mutano le condizioni stesse dell’utilizzo o si introducono norme che obbligano a profonde innovazioni, ne accentuano la vulnerabilità. Per questo merita una maggiore e più matura attenzione. L’approfondimento storiografico, la valutazione storico critica e una accorta politica di sensibilizzazione e divulgazione possono esserne gli strumenti, quello della consapevolezza diffusa l’obiettivo più ambizioso. Perché la miglior conoscenza del patrimonio architettonico recente, dei suoi linguaggi e del suo significato è il presupposto indispensabile per una maggiore responsabilizzazione condivisa e per l’attivazione di politiche e programmi di tutela e conservazione. Occorre allora individuare risposte flessibili, capaci di accettare e orientare i cambiamenti nel rispetto della leggibilità e della coerenza del testo originale: perché la corretta conservazione delle architetture e della città del Novecento può divenire parte della qualità complessiva della città contemporanea. Foreward Were we to state the main aims of the last twenty years of research and reflections on contemporary architecture, both among academics and within institutions, they would undoubtedly be to explore and shed new light on buildings of our recent past. This is to expose their key features, qualitative aspects and the impact they have had in terms of innovation and on the cultural debate of their time. Furthermore, these studies prompt a new awareness of a widespread heritage and the need to sustain education programmes and projects to conserve and protect these buildings. Although they are few in number, these buildings are extremely valuable for what they represent. They need far broader investigations that could go beyond the analysis of the building itself to the exploration of the entire urban environment, the settlements and neighbourhoods. For these are concrete, tangible and measurable examples of a fertile, creative period which should be looked at not only through the lens of the history of architecture but also of culture in general and for what they represent for urban practices and studies and for what is “the city as a project”. Witnesses of our recent past and oracles of an uncertain future, the buildings of the second half of the twentieth century do constitute an unknown, indefinite and fragile heritage. Built only a few decades ago and always in use since then, these buildings and the neighbourhoods that host them look familiar and modest, perhaps due to the wide diffusion of standardized features and of the poor or easily perishable materials they are built with. They may even appear as an anonymous whole to such an extent that their real value and peculiarity may go unnoticed. The different terms of use, changing over a short period of time, or even the new environmental regulations, often leading to profound innovations, make these buildings even more vulnerable. This is why they deserve greater attention. The only viable way to ensure such attention is to promote and support historiographical studies, critical evaluations and shrewd dissemination policies, while being keenly aware of the need to keep raising awareness of the value of these buildings. A deeper insight into our recent architectural heritage, its languages ​and its meanings is needed in order to build up a new sense of civic responsibility and establish the existence of new programmes for protection and conservation. It is, therefore, necessary to identify new, workable ways to relate to this heritage not only to control how this heritage changes through time but also to learn how to respect its history. Therefore, it follows that thoughtful planning for conserving architectural sites of the twentieth century will complement any new proposal for ameliorating our cities. 7

Carla Di Francesco, Introduzione, in Conoscenza e tutela del patrimonio architettonico moderno e contemporaneo: esperienze a confronto, Atti del seminario (Roma, MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, 23 ottobre 2019), a cura di Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali, Roma, Scuola dei beni e delle attività culturali, 2022, pp. 9-13, DOI 10.53125/979-12-80311-07-8-CDF9. Carla Di Francesco, Introduction, in Knowledge and protection of the modern and contemporary architectural heritage: comparative experiences, Proceedings of the seminar (Rome, MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, 23 October 2019), edited by Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali, Roma, Scuola dei beni e delle attività culturali, 2022, pp. 9-13, DOI 10.53125/979-12-80311-07-8-CDF9. 8

Carla Di Francesco Introduzione 9 Questa pubblicazione raccoglie gli interventi che si sono susseguiti nel seminario Conoscenza e tutela del patrimonio architettonico moderno e contemporaneo: esperienze a confronto, organizzato dalla Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali in collaborazione con il MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo e con l’Ordine degli Architetti di Roma, il 23 ottobre 2019. Il seminario, aperto anche agli interlocutori esterni interessati, si è inquadrato tra i momenti di approfondimento tematico voluti dalla Fondazione nell’ambito dei moduli specialistici dedicati a tutela, sviluppo territoriale e arte contemporanea del primo ciclo del corso Scuola del Patrimonio, allo scopo di mettere a fuoco alcuni argomenti trasversali ai moduli, alla luce di certezze e contraddizioni scaturite dall’esame della normativa di settore. Gli autori forniscono elementi di discussione ai quesiti che partono da un lato proprio dal Codice dei beni culturali e del paesaggio e dalla sua applicabilità alla specificità dell’architettura moderna e contemporanea, dall’altro da istanze di protezione e tutela ampliate e non cogenti, ma improntate a concreta attività di conoscenza, ricerca e riconoscimento di valori. Ci aiutano quindi a comprendere entro quale perimetro e con quali strumenti possiamo affrontare conoscenza, patrimonializzazione e tutela riferite ai fenomeni architettonici del Novecento. In questa cornice, si intrecciano qui studi e considerazioni sul ruolo della storiografia architettonica nel riconoscimento di interesse ai fini della tutela, con particolare riguardo ai confini tra patrimonio ormai storicizzato e quello, che fa parte del presente, effettivamente contemporaneo; confini sfumati, e afferenti a diverse scansioni temporali e orizzonti culturali se si osserva il problema dal punto di vista della tutela giuridica o da quello storiografico, questione che dà luogo a non poche contraddizioni. L’architettura che definiamo «moderna» ha un riferimento temporale nel Movimento Moderno, nato tra le due guerre, ma viene poi più generalmente considerata, in forma estensiva, come architettura del Novecento; mentre per «contemporanea» si intende l’architettura che a partire dalla metà degli anni ottanta, oltre a utilizzare i materiali tipici del moderno e quelli di una ricerca tecnica d’avanguardia, si avvale per la progettazione di tecnologie informatiche avanzate. Introduction This publication collects the papers presented at the Seminar Conoscenza e tutela del patrimonio architettonico moderno e contemporaneo: esperienze a confronto (Knowledge and protection of the modern and contemporary architectural heritage: comparative experiences), organized by Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali in collaboration with MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo and the Order of Architects of Rome, on 23 October 2019. The seminar, open to all interested stakeholders, was one of the in-depth thematic workshops that the Fondazione developed in the framework of the specialist modules dedicated to Protection, Territorial Development, and Contemporary Art in the first cycle of the Scuola del Patrimonio course, with the aim of focusing on a number of cross-cutting subjects of the modules, in light of certainties and contradictions arising from the examinations of the sector’s regulations. The authors provide elements for discussion and inquiry moving on the one hand, precisely from the Code of the cultural and landscape heritage (Legislative Decree no. 42 of 2004) and its applicability to the specific area of modern and contemporary architecture; on the other hand, from demands for protection and safeguarding, broadened and non-binding but based upon a tangible activity of knowledge, research, and recognition of values. They therefore help us understand within what perimeter and with what tools we can deal with knowledge, heritagisation, and protection as pertains to twentieth-century architectural phenomena. Intertwined in this framework are studies and considerations on the role of architectural historiography in recognizing interest for the purposes of protection, with particular regard to the boundaries between the now-historicized heritage and the effectively contemporary one that belongs to the present. These boundaries are blurred, and relate to different time frames and cultural horizons when the problem is observed from the standpoint of legal or historiographical protection – a question that gives rise to quite a few contradictions. Although the architecture we define as «modern» has a time reference in the Modern Movement born between the two World Wars, it is more generally considered, in extended fashion, as twentieth-century architecture; on the other hand, the term «contemporary» refers to the architecture that, starting from the mid-1980s, in addition to using the materials typical of the modern and those of cutting-edge technical research, relies on advanced IT for design. If we understand protection from the perspective of regulations, as a tool that conditions ownership to the benefit of society at large, which coincides with

10 si riferiscono motivazioni per la tutela e pronunciamenti della giustizia amministrativa (Carpentieri). Dunque i limiti temporali stabiliti dalla legge per poter tutelare un bene nella legislazione italiana sono in sostanza rapportati al cambio generazionale, necessario per formulare un giudizio storicizzato. Su questa base è lecito chiedersi se la storicizzazione sia davvero un parametro da applicare quando si parla di contemporaneo. La rigidità di questo sistema è stata ampiamente esaminata e discussa nel corso del seminario da diversi punti di vista, che sostanzialmente ci portano a considerare come non tanto l’età, quanto altri elementi di valutazione sarebbero da prendere in esame per poter esercitare una tutela efficace dell’architettura contemporanea, alla quale, proprio perché prodotto del tempo presente, si addice non una tutela per legge, meramente dichiarativa (un decreto di interesse culturale) ma una formula di lettura e interpretazione dinamica. Il valore relazionale, di sito, il contesto, la buona programmazione territoriale, la gradualità della tutela e le relative indicazioni operative per esercitarla, sono gli elementi fondamentali che in altri paesi europei e di altri continenti compongono il mosaico delle valutazioni in quanto strumenti di attribuzione di qualità e sostenibilità per il tempo attuale. Non solo, ma in diverse nazioni i limiti temporali, se esistenti, sono derogabili, qualora se ne valutasse Quando si parla di tutela intesa sotto il profilo vincolistico, come strumento che condiziona la proprietà a vantaggio dell’interesse della collettività a mantenere in vita e conservare il bene, il riferimento è al Codice dei beni culturali e del paesaggio; ma per l’architettura contemporanea il Codice mostra una potenzialità assai ridotta. Il limite primo è proprio quello dell’età dell’opera, nel senso che un’opera può essere tutelata per la sua qualità e per i valori che esprime in sé solo se abbia compiuto i settanta anni e sia di autore non più vivente. All’architettura contemporanea quindi è preclusa la strada della dichiarazione di interesse ai sensi degli articoli 10 e 13 del Codice, rimanendo solo l’applicazione degli articoli del Codice che considerano l’opera come espressione di valori legati alla storia più in generale (articolo 10, comma 3, lettera d, il cosiddetto ‘vincolo storico-relazionale’, per il quale non si applica il limite dell’età), o come complesso di valore paesaggistico. Una architettura contemporanea può per contro essere protetta dall’autore (o dopo la sua morte dagli eredi), attraverso l’applicazione della legge 633 del 1941, artt. 20 e 23, in base alla quale nel rivendicare la paternità dell’opera può opporsi alle modifiche ritenute di pregiudizio al suo onore o alla sua reputazione. La situazione giuridica italiana viene qui ampiamente discussa, anche attraverso casi-studio particolarmente interessanti nei quali conserving the asset and keeping it alive, reference is made to the Code of cultural and landscape heritage; however, for contemporary architecture, the Code shows a much-reduced potential. The first limitation is the very age of the architectural heritage; since a work may be protected for its quality and the values it expresses in itself only if it is over seventy years old, and has been created by an architect who is no longer living. The road of the declaration of interest pursuant to articles 10 and 13 of the Code is therefore not available to contemporary architecture; all that remains is the application of the Code’s articles that consider the work as an expression of values linked to history more generally (article 10, paragraph 3, letter d, the so-called ‘historical-relational constraint’, for which the age limit does not apply), or as a complex with landscape value. A work of contemporary architecture can instead be protected by the architect (or, after his death, by his or her heirs) through application of Law no. 633 of 1941, articles 20 and 23, on the basis of which, by claiming paternity of the work, the architect can oppose the modifications deemed as damaging his or her honour or reputation. The Italian juridical situation is broadly discussed here, also through particularly interesting case studies reporting the grounds for protection and the pronouncements of administrative justice (Carpentieri). Therefore, Italian legislation essentially relates the time limits established by law in order to be able to protect an asset to the generational change needed to make a historicized judgment. On this basis, one may ask whether historicization is truly a parameter to be applied when speaking of the contemporary. The rigidity of this system has been broadly examined and discussed during the Seminar from a variety of perspectives, essentially leading to the position that it is not so much age as other elements of assessment that ought to be taken into account in order to be able to exercise effective protection of contemporary architecture – an architecture that, precisely because it is a product of the present time, is suited not to a legal, merely declarative protection (a decree of cultural interest), but to a dynamic formula of reading and interpretation. The relational and site value, the context, good territorial programming, the graduality of protection and the related operative indications: these are the fundamental elements that form the mosaic of assessments in other European countries and in other continents, which are the tools for attributing quality and sustainability for the current time. Furthermore, in several nations, time limits, where they exist, may be disregarded in view of a better protection of the asset, understood as the recovery of function and as conservation in the broadest meaning of the term (Carughi; Visone).

11 Gabriele Basilico, Luigi Moretti. Villaggio Olimpico, [1957/1960], 2010, Roma, courtesy MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma, Collezione Fotografia MAXXI Architettura.

dei beni culturali nel senso di far cadere per l’architettura quel limite dei settanta anni di vita, per poter finalmente arrivare a dire con chiarezza che un edificio contemporaneo può essere dichiarato patrimonio culturale; ma, riteniamo, anche nel senso di una sua integrazione con le indicazioni che scaturiscono dalla disamina più ampia di DO.CO.MO.MO., ovvero con il documento che indichi linee guida per interventi e gestione come conseguenza dell’individuazione degli elementi caratterizzanti e fondamentali da tutelare. Una proposta alla quale ci sentiamo di aderire, nella convinzione che l’architettura post-bellica in Italia, pur considerando la crescita incontrollata delle città nel boom edilizio, soffra ancora di sottovalutazioni che condizionano il giudizio critico e quindi la possibile tutela, nonostante l’attività costante che a partire dai primi anni del nostro secolo il Ministero della cultura, le università, ed enti di ricerca come il MAXXI hanno svolto per costruire una coscienza del moderno. Anche per questo la Fondazione, insieme alla Direzione generale Creatività Contemporanea del Ministero, ha dato avvio alla ricerca Strumenti e metodi per la conoscenza, la tutela e la valorizzazione dell’architettura contemporanea, nella quale trova posto in primo luogo l’aggiornamento del Censimento nazionale delle architetture italiane del secondo Novecento, fondamentale strumento di catalogazione che, avviato nel 2002, ha fatto emergere fin dalla diffusione dei primi risultati un’attenzione al contemporaneo in precedenza del tutto inedita. 12 At any rate, as discussed at the beginning, the problem of the protection of contemporary architecture should be seen through other eyes: study, research, and growth of knowledge and of the awareness of value and quality; all these actions are prerequisite to the activation of protection practices. The all-round activity deployed by MAXXI in its twenty years of existence, ranging from acquisition of archives to exhibitions, from research to publications, and from conservation to training, exemplifies the results obtained by the Museum in recognizing architects and architectures of the twentieth century in Italy, and in disseminating knowledge (Guccione). Moreover, the case study of the city of Asmara focuses on the vast and particular phenomenon of the architecture of Italian colonies in terms of design of public spaces and representative buildings. But it reaffirms how the colonial urban landscape is now perceived as a substantial and identifying part of Eritrean society today, to the point of its inclusion in the Unesco’s World Heritage List in 2017 (Bortolotto, Cattaneo). In conclusion, the Seminar introduced the idea of changing the Code of cultural and landscape heritage to eliminate for architecture the limit of seventy years of life, so as finally to be able to clearly state that a contemporary building may be declared cultural heritage; however, we think this should also il vantaggio per la protezione del bene, nell’ottica di recupero di funzionalità e conservazione nell’accezione più ampia (Carughi; Visone). Il problema della tutela dell’architettura contemporanea, del resto, va visto, come si diceva in apertura, anche con altri occhi: studio, ricerca, crescita della conoscenza e della consapevolezza di valore e qualità, che di per sé costituiscono le azioni propedeutiche all’attivazione di pratiche di protezione. L’attività a tutto tondo dispiegata dal MAXXI nel corso dei suoi venti anni di esistenza, che va dall’acquisizione di archivi alle mostre, dalla ricerca alle pubblicazioni, dalla conservazione alla formazione, esemplifica i risultati ottenuti dal Museo nel riconoscimento di architetti e architetture del Novecento in Italia, e nella disseminazione di conoscenza (Guccione). E, ancora, il caso studio della città di Asmara pone l’attenzione sul vasto e particolare fenomeno dell’architettura delle colonie italiane in termini di progettazione degli spazi pubblici e di edifici rappresentativi. Ma riafferma come il paesaggio urbano coloniale sia sentito come parte sostanziale e identificativa della società eritrea dell’oggi, tanto da aver conseguito nel 2017 l’iscrizione nella World Heritage List dell’Unesco (Bortolotto, Cattaneo). Dal seminario è scaturita in conclusione l’idea di una modifica del Codice be supplemented with indications originating from the broader analysis of DO.CO.MO.MO., which is to say with the document that indicates guidelines for interventions and management as a consequence of identifying the characterizing and fundamental elements to be protected. We choose to support this proposal, in the conviction that post-War architecture in Italy, even considering the uncontrolled growth of cities in the building boom, still suffers from underestimations that condition critical judgment and therefore the possible protection, in spite of the constant activity that starting in the first years of this century, the Italian Ministry of Culture, the University, and research bodies like MAXXI have carried out to build awareness of the modern. For this reason, too, the Fondazione, along with the Direzione generale Creatività Contemporanea of the Italian Ministry of Culture, has initiated the research project Strumenti e metodi per la conoscenza, la tutela e la valorizzazione dell’architettura contemporanea (Instruments and Methods for the Knowledge, Protection, and Promotion of Contemporary Architecture), which in the first place includes the update of the Censimento nazionale delle architetture italiane del secondo Novecento (National Census of Italian Architectures of the Second Half of the Twentieth Century), an essential cataloguing tool begun in 2002 that, since the dissemination of its initial results, has brought unprecedented attention to the contemporary.

13 Gabriele Basilico, Luigi Moretti. Villaggio Olimpico, [1957/1960], 2010, Roma, courtesy MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma, Collezione Fotografia MAXXI Architettura.

Nella pagina precedente / On the previous page: Angiolo Mazzoni, Palazzo delle Poste, 1932-1934, Sabaudia, Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali, ProCip/Alamy Stock Photo. Paolo Carpentieri, Aspetti giuridici della tutela moderno/contemporaneo e diritti d’autore, in Conoscenza e tutela del patrimonio architettonico moderno e contemporaneo: esperienze a confronto, Atti del seminario (Roma, MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, 23 ottobre 2019), a cura di Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali, Roma, Scuola dei beni e delle attività culturali, 2022, pp. 17-33, DOI 10.53125/979-12-80311-07-8-PC17. Paolo Carpentieri, Juridical Aspects Protecting the Modern/Contemporary, and Copyright, in Knowledge and protection of the modern and contemporary architectural heritage: comparative experiences, Proceedings of the seminar (Rome, MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, 23 October 2019), edited by Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali, Roma, Scuola dei beni e delle attività culturali, 2022, pp. 17-33, DOI 10.53125/979-12-80311-07-8-PC17.

17 Premessa (il rapporto tra diritto e cultura; il «bisogno di diritto»; la necessità di non confondere la nozione giuridica di «bene culturale» con la nozione storico-sociale o antropologica di «cultura») Credo che sia utile in primo luogo chiarire che la tutela giuridica dei beni culturali (tutela giuridica nel senso di funzione pubblica di tutela del patrimonio culturale e non, dunque, di tutela in senso materiale, come azioni e operazioni pratiche dirette a conservare e proteggere il bene) mira, in linea del resto con la funzione di integrazione sociale propria del diritto in generale, a prevenire e risolvere conflitti tra soggetti che avanzano pretese (positive o negative) – diritti soggettivi e interessi legittimi – a esercitare facoltà e a fare o non fare determinati usi di un bene (materiale: una porzione separata di materia, come un libro; o immateriale, come il diritto di votare nell’assemblea dei soci di una società o di avere riconosciuto il proprio diritto morale e patrimoniale d’autore o di inventore). Di regola si tratta dell’uso e del godimento (e della disposizione) del bene, uso e godimento che, nel diritto, tendono a essere ‘esclusivi’ (il moderno diritto privato degli stati liberali nasce dalla distruzione dei sistemi economici basati sulla condivisione comunitaria della fruizione di beni comuni; si discute molto oggi sul ritorno a un’economia e a un diritto che rilancino e valorizzino diversi modi di possedere [Mattei, Reviglio et al. 2007; Maddalena 2011; Chirulli 2012; Mattei 2012; Capra, Mattei 2017; Tonoletti 2019], ma non c’è dubbio sul fatto che, oggi, il diritto sia ancora imperniato sulla proprietà privata, intesa quasi come emanazione della sfera di sovranità della libertà individuale). La tutela giuridica del bene culturale, dunque, oggi, è ancora e soprattutto posizione di un limite di tipo pubblicistico (autoritativo) alle libertà del privato proprietario (possessore o detentore) del bene. Così è nato il diritto (pubblico-amministrativo) dei beni culturali in tutta Europa, non solo in Italia. Il diritto dei beni culturali protegge questi beni affermando dei limiti all’uso e alla fruizione del privato proprietario a difesa dell’interesse generale della collettività. È essenzialmente una lotta dell’interesse generale (per affermare la qualità intrinsecamente ‘pubblica’ del valore culturale recato ed espresso dal bene) ‘contro’ la proprietà privata del singolo individuo (che tende ad appropriarsene in via esclusiva e a volerne trarre, del tutto comprensibilmente, Paolo Carpentieri Aspetti giuridici della tutela moderno/contemporaneo e diritti d’autore Introduction (the relationship between law and culture; the «need for law»; the need not to confuse the juridical notion of «cultural asset» with the historical/social or anthropological notion of «culture») I think it is useful in the first place to clarify that the juridical protection of cultural assets (juridical protection in the sense of public function of protecting the cultural heritage, and therefore not of protection in the material sense, such as actions and practices aimed at conserving and protecting the asset) aims – in line, moreover, with the function of social integration that belongs to law in general – to prevent and resolve conflicts among parties that make positive or negative claims, while raising subjective rights and legitimate interests, to exercise powers and to make (or not make) given uses of an asset (tangible, that is a separate portion of material, like a book; or intangible, like the right to vote at a company’s shareholders’ meeting or to be accorded the moral and property right of author or inventor). As a rule, it is a matter of using and exploiting (and disposing of) the asset – a use and exploitation that, in law, tend to be ‘exclusive’ (modern private law in liberal states arises from the destruction of economic systems based on community sharing of the use of common assets; although there is much debate today over the return to an economy and to a law that relaunch and valorize different ways of possessing [Mattei, Reviglio et al. 2007; Maddalena 2011; Chirulli 2012; Mattei 2012; Capra, Mattei 2017; Tonoletti 2019], there is no doubt that, at present, law still hinges on private ownership, understood almost as an emanation of the sphere of sovereignty of individual freedom). Today, then, the juridical protection of the cultural asset is still and above all a position of a restriction of the public-law (authoritative) type upon the freedom of the private owner (possessor or holder) of the asset. Thus (public/administrative) law on cultural assets came into being throughout Europe, and not only in Italy. Cultural assets law protects these assets, asserting restrictions on use and exploitation by the private owner, in defence of the general interest of society at large. It is essentially a struggle of the general interest (in asserting the intrinsically ‘public’ quality of the cultural value borne and expressed by the asset) ‘against’ the private ownership by the single individual (which tends to appropriate it exclusively and, wholly understandably, in the desire to draw from it the maximum benefit or the greatest personal profit possible). Juridical Aspects Protecting the Modern/Contemporary, and Copyright

18 a tenore sardo), nonché delle tradizioni culturali, degli usi e dei costumi, ma è un parallelismo arrischiato e poco convincente per il giurista, perché mischia insieme istituti e strumenti giuridici affatto diversi. Bisogna stare attenti a distinguere e a non confondere, dal punto di vista del giurista, il diritto che ‘toglie’, che ‘limita’, che ‘decide’, che ordina e impone, o vieta, dal diritto che dona, che dà, che attribuisce, che riconosce, che ‘premia’. Certo, è ovvio, lo scopo ultimo, il fine generalissimo, può essere lo stesso: ‘tutelare’ e ‘promuovere’ la cultura (e dunque anche i beni culturali), nella sintesi teleologica dei due commi dell’articolo 9 della Costituzione (promuovere la cultura e proteggere il patrimonio culturale). Ma questa affermazione è vera e ha un senso sul piano culturale in generale, ma è falsa e insensata sul piano propriamente giuridico, poiché mischia insieme strumenti giuridici affatto eterogenei. Il diritto della tutela dei beni culturali, quello del Codice del 2004 (già delle leggi Bottai del 1939), è legato a una nozione legale, materiale e tipica di bene culturale per la semplice ragione che combatte una battaglia contro la proprietà privata per difendere il valore (esso sì, ovviamente, immateriale) che il bene culturale ha per la collettività, come interesse pubblico superindividuale, generale1. peraltro, il massimo vantaggio o profitto personale possibile). Una lotta fatta di vincoli, di limiti, di sottoposizione a controlli autorizzativi preventivi, di misure conservative imposte, di prelazioni, di espropriazioni, etc. Certamente, il diritto può anche agire mediante il riconoscimento di qualità, l’attribuzione di status e l’incentivo delle buone pratiche, e non solo mediante limiti e divieti. Esiste anche una disciplina pubblicistica degli aiuti di Stato, dei contributi pubblici, dei sussidi e delle sovvenzioni, dei regimi fiscali agevolati, dei crediti d’imposta (l’Art bonus, ad esempio), delle detrazioni fiscali, etc., diretta a promuovere e incentivare la buona conservazione e gestione del patrimonio culturale, ma non è un caso che questo tipo di interventismo pubblico stia fuori dal codice di settore e trovi la sua disciplina in leggi speciali. Esiste poi un diritto che tutela in qualche modo l’autenticità di un bene (dai marchi collettivi o di garanzia e di certificazione di qualità di cui al decreto legislativo 20 febbraio 2019, n. 15 al brevetto, dalle denominazioni di origine controllata del food and wine ai marchi CE di sicurezza per l’importazione e la circolazione di prodotti di consumo, fino alla recente problematica relativa al riconoscimento di un marchio del patrimonio culturale europeo, etc.). È a questa tipologia di disciplina giuridica che vien fatto di pensare quando si parla (più o meno a sproposito) di ‘tutela’ del cosiddetto patrimonio culturale immateriale (ad esempio la vite ad alberello di Pantelleria e il canto It is a struggle made of constraints, of restrictions, of submission to preventive authorization checks, of imposed conservative measures, of pre-emptions, of expropriations, and so on. The law can also act by recognizing quality, attributing status, and incentivizing good practices, and not just through restrictions and prohibitions. Although there is also a public-law regulation of State aid, public contributions, subsidies and grants, facilitated tax regimes, tax credits (the “Art bonus”, for example), tax deductions, and so on, aimed at promoting and incentivizing the proper conservation and management of the cultural heritage, it is no accident that this type of public intervention lies outside the sectoral Code and is regulated under special laws. Then there is a law in some way protecting the authenticity of an asset (from collective or guarantee or quality certification marks pursuant to Legislative Decree no. 15 of 2019, to patenting, from registered designations of origin for food and wine to EC safety marks for the importing and circulation of consumer products, and the recent problem related to the recognition of a mark of European cultural heritage, etc.). This is the type of juridical discipline that comes to mind when speaking (more or less aptly) of ‘protecting‘ the so-called intangible cultural heritage (e.g. the alberello vines of Pantelleria, and Sardinian cantu a tenore), as well as cultural traditions, habits and customs; but this parallelism is a risky one, and unconvincing for the jurist, because it comingles juridical instruments and institutions that are absolutely different. We must be careful to distinguish between and not to confuse, from the jurist’s perspective, the law that ‘removes’, that ‘restricts’, that ‘decides’, that orders and imposes, or prohibits, from the law that gives, that attributes, that grants, that ‘rewards’. To be sure, the final purpose, the highly general aim, can obviously be the same: ‘protecting’ and ‘promoting’ culture (and therefore cultural assets as well), in the teleological synthesis of the two paragraphs of Article 9 of the Italian Constitution (promoting culture and safeguarding cultural heritage). But although this statement is true and has a meaning on the cultural level in general, it is false and meaningless on the juridical level proper, because it mixes wholly heterogeneous juridical instruments. The law on the protection of cultural assets, that of the 2004 Code (formerly that of the “Bottai” Laws of 1939), is linked to a legal, material and typical notion of cultural asset, for the simple reason that it is waging a war against private property in order to defend the value (intangible, of course) that the cultural asset has for society at large, as a super-individual, general public interest1. The entire history of this law on the protection of cultural assets arises and develops as a reaction to a concrete, current threat to the conservation of the heritage: from the fideicommissum, which prohibited the dismembering of noble collections and their sale abroad, to Law no. 411 of 1905 on the protection

19 i beni immateriali, gli usi e i costumi popolari (concepiti ideologicamente come una sorta di ‘minoranza discriminata’), nella cittadella fortificata (nobile) del Codice del 2004. Operazione senza alcun senso giuridico e foriera solo di confusione. I due commi di cui consta l’art. 9 della Costituzione vanno, sì, letti insieme, poiché sono strettamente correlati, ma non devono essere fusi e confusi in un unico testo: essi sono, non a caso e significativamente, (pur sempre) distinti. E sono distinti perché radicalmente diversi sono i rispettivi mezzi attuativi, ossia la tipologia di strumenti giuridici apprestati dall’ordinamento per provvedere all’attuazione dell’uno e dell’altro comma: libertà e strumenti promozionali per la cultura e le attività culturali; strumenti conservativi per la tutela del patrimonio culturale. I due commi – cultura e patrimonio culturale (comprensivo del paesaggio) – sono accomunati nel fine, nella ‘sintesi’, poiché rappresentano, per così dire, la dialettica hegeliana di pensiero e storia, di soggetto e oggetto (la creatività culturale che si oggettivizza e si fa storia, divenendo patrimonio culturale), ma sono distinti nell’‘analisi’, ossia nei modi attraverso i quali la sintesi finale si svolge e si realizza. Prima di parlare di ‘tutela’ dell’architettura contemporanea occorre dunque chiarirsi bene le idee su quale «bisogno di tutela» si fa valere e si porta avanti. Tutta la storia di questo diritto della tutela dei beni culturali nasce e si sviluppa come reazione a una minaccia attuale e concreta alla conservazione del patrimonio: dalle leggi fedecommissarie, che vietarono lo smembramento e la vendita all’estero delle collezioni nobiliari, alla legge 16 luglio 1905, n. 411 sulla tutela della pineta di Ravenna, fino alla legge Galasso del 1985. Il «bisogno di tutela» è la molla originaria e la precondizione per l’introduzione di nuove norme di tutela. Si fa un gran parlare, soprattutto nei documenti (molto sociologistici e poco giuridici) dell’Unione europea, di tutela integrata del patrimonio culturale e si tende a confondere il patrimonio culturale in senso giuridico con la cultura in senso antropologico, generando una gran confusione, una sorta di notte hegeliana in cui tutte le vacche sono nere (ciò che segna la negazione della tutela giuridica, che vive di distinzioni, di decisioni, di concetti chiari e distinti). Questo ideologismo spiega l’insistenza di quelli che contro ogni logica hanno voluto tradurre il cultural heritage della convenzione di Faro – che è la cultura di un popolo in senso antropologico (comprese le attività culturali) – con il termine «patrimonio culturale»2 (anziché con il termine, secondo me molto più appropriato, di «eredità culturale»). L’idea di costoro è che mischiando tutto in questo concetto onnicomprensivo e pasticciato di «patrimonio culturale» mutuato dalla Convenzione di Faro si possa fare entrare, come attraverso un cavallo di Troia, of the Ravenna pinewood, and the “Galasso” Law of 1985. The «need for protection» is the original spring and the precondition for introducing new protection regulations. There is much talk, especially in the European Union’s documents (many sociology-related ones, and a few juridical), of integrated protection of the cultural heritage, and there is the tendency to mistake cultural heritage in the juridical sense for culture in the anthropological one, thereby generating much confusion, a sort of Hegelian night in which all cows are black (that which marks the negation of juridical protection, that lives by distinctions, decisions, clear and distinct concepts). This ideology explains the existence of those that, against all logic, have chosen to translate the «cultural heritage» of the Faro Convention – which is a people’s culture in the anthropological sense (including cultural activities) – into Italian with the term «patrimonio culturale»2 (instead of, in my opinion, the far more appropriate term of «eredità culturale» which refers aptly to cultural inheritance). Their idea is that by blending everything in this all-inclusive and bungled concept of «cultural heritage» borrowed from the Faro Convention, we can, as if by Trojan Horse, bring intangible assets, popular habits and customs (ideologically conceived as a sort of ‘discriminated minority’) into the fortified (noble) citadel of the 2004 Code – an operation with no juridical meaning whatsoever, bringing only confusion with it. To be sure, the two paragraphs of art. 9 of the Italian Constitution are to be read together because they are closely correlated, but they must not be fused and confused in a single text: they are, significantly and not by accident (nonetheless) distinct. And they are distinct because the means of implementation – which is to say the types of juridical instruments put in place by the legal system in order to implement one paragraph and the other – are radically different: freedom and promotional instruments for culture and cultural activities; conservative instruments for the protection of the cultural heritage. The two paragraphs – culture and cultural heritage (including the landscape) – share a purpose in ‘synthesis’, because they represent, so to speak, the Hegelian dialectic of Thought and History, of Subject and Object (the cultural creativity that is made an object and turns into history, thereby becoming cultural heritage), but are distinct in ‘analysis’, which is to say in the ways through which the final synthesis is carried out and realized. Before discussing ‘protection’ of contemporary architecture, it is necessary, then, to fully clarify the ideas for which the «need for protection» is claimed and advanced. One thing, in fact, is the ‘protection’ – understood in the metajuridical sense – of contemporary architecture, which is realized through the promotion and support of the quality of architecture3 ; the promotion and support of studies and of scientific research in this field; the collection and study of the archives of architects and of studies of contemporary architecture;

20 Una cosa è, infatti, la ‘tutela’ – intesa in senso metagiuridico – dell’architettura contemporanea, che si realizza mediante la promozione e il sostegno della qualità dell’architettura3, la promozione e il sostegno degli studi e della ricerca scientifica in questo campo, la raccolta e lo studio degli archivi degli architetti e degli studi di architettura contemporanea, la promozione di convegni e pubblicazioni nella materia (‘tutela’ in senso metagiuridico che può peraltro attuarsi anche attraverso strumenti giuridici, quali la disciplina e la gestione dei concorsi di progettazione, l’introduzione di previsioni urbanistiche volte a favorire l’architettura contemporanea, l’adozione di adeguati programmi di studio e di ricerca, l’erogazione di sussidi e incentivi, etc., ma che non ha nulla a che vedere con i vincoli, con il confronto-scontro con la proprietà privata, che è l’essenza della disciplina di tutela del Codice). Altra e diversa cosa è l’esigenza, di cui parleremo più avanti, di estendere e rafforzare la tutela propriamente giuridica dell’architettura contemporanea con gli strumenti di tutela propri del codice di settore, ossia attraverso la vincolistica, l’espropriazione, la prelazione, gli obblighi conservativi imposti, l’assoggettamento di ogni modificazione si intenda introdurre nel bene a previo controllo autorizzatorio dell’autorità, etc. and the promotion of conferences and publications on the matter (‘protection’ in the metajuridical sense that can also be implemented through juridical instruments, such as the discipline and management of design competitions, the introduction of urban planning measures aimed at promoting contemporary architecture, the adoption of appropriate research and study programmes, the distribution of subsidies and incentives, etc., but has nothing to do with constraints, with the confrontation/clash with private ownership, which is the essence of the Code’s protection discipline). A wholly different thing is the need, which we will discuss below, to extend and strengthen the juridical protection proper of contemporary architecture with the protection instruments typical of the Code relevant to the sector, which is to say through constraints, expropriation, pre-emption, and imposed conservation obligations, subjecting any modification that is to be made to the asset to the Authority’s prior authorization check, etc. Gino Cancellotti, Chiesa dell’Annunziata, 1933-1934, Sabaudia, Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali, FP Collection/Alamy Stock Photo.

21 La tradizione giuridica italiana nella tutela dei beni culturali e il doppio prerequisito della soglia di età dell’opera e della non esistenza in vita dell’autore. Il progressivo slittamento della soglia di ‘storicizzazione’ da cinquanta a settant’anni La tradizione giuridica italiana – sin dalla legge 12 giugno 1902, n. 185, portante disposizioni circa la tutela e la conservazione dei monumenti ed oggetti aventi pregio d’arte o di antichità (legge Nasi), art. 1, comma 2 («Ne sono esclusi gli edifici e gli oggetti d’arte di autori viventi o la cui esecuzione non risalga ad oltre cinquant’anni»), ripreso nella legge 20 giugno 1909, n. 364 (legge Rosadi) – ha sempre posto un limite all’applicabilità delle norme di tutela, costituito dalla soglia di storicizzazione minima della cosa d’arte e dalla non vivenza dell’autore. La ratio di questo pre-requisito va ricercata nell’esigenza di assicurare un minimo di stabilizzazione del giudizio sociale sull’opera (che tendenzialmente si consolida con riferimento alla produzione artistica della precedente generazione) e nell’esigenza di evitare che la misura di tutela possa interferire sul mercato dell’arte, favorendo autori viventi. Per ‘generazione’ qui si intende non già l’arco di tempo che di solito si associa al nascere di una nuova generazione (in media, all’incirca venticinque anni), bensì l’arco di tempo mediamente necessario per la ‘scomparsa’ della generazione alla quale appartiene l’autore dell’opera (questa nozione si ricava The Italian juridical tradition in the protection of cultural assets and the dual prerequisite of the work’s age threshold and of the creator’s not being alive. The gradual shifting of the ‘historicization’ threshold from fifty to seventy years The Italian juridical tradition – since Law no. 185 of 12 June 1902, with provisions on the protection of monuments and objects having the value of art or antiquity (“Nasi” Law), art. 1, second paragraph (Excluded are buildings and art objects by living creators, or whose execution does not date to more than fifty years ago), and applied in law no. 364 of 20 June 1909 (“Rosadi” Law) – has always placed a limit upon the applicability of protection regulations, consisting of the minimum historicization threshold of the art object, and of the creator’s not being alive. The reasoning for this prerequisite is to be sought in the need to ensure a minimum stabilization of the social judgment of the work (which tends to consolidate with reference to the previous generation’s artistic output) and in the need to keep the protection measure from possibly interfering with the art market, thus favouring living creators. The term ‘generation’ is to be understood here not as the interval of time usually associated with the birth of a new generation (about twenty-five years, on average), but as the interval of time on average needed for the generation

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