Conoscenza e tutela del patrimonio architettonico moderno e contemporaneo: esperienze a confronto

36 del Novecento e come quest’ultima sia inquadrata nelle rispettive normative. Al di là delle specifiche differenze, dal quadro di insieme sono emersi il rilievo che assumono il giudizio critico e la storiografia in un settore della tutela che supera l’oggetto cui è rivolta per collegarsi alla storia e alle identità nazionali, alla gestione e allo sviluppo del territorio, all’economia e alla stessa idea di contemporaneo nelle varie realtà esaminate. Partendo dalle questioni relative alla soglia temporale che influisce sulla protezione delle architetture più recenti – spesso inesistente al di fuori dell’Europa – abbiamo considerato altre quattro questioni più generali ad essa collegate, riguardanti la tutela tout court. Tra queste, il cosiddetto valore relazionale, assieme al fattore tempo, presenta una precipua natura critico-teorica. Il rapporto tra architettura e contesto, l’aspetto progettuale degli strumenti di tutela e la gradualità del vincolo manifestano, invece, uno stretto e reciproco rapporto e un carattere prevalentemente operativo. Tali principi sono riconducibili ad alcuni concetti generali che, nella seconda parte del libro, titolano altrettante sezioni: Memory (Fattore tempo); Identities (Valore relazionale); Heritages (Rapporto tra architettura e contesto); Economy (Progettualità degli strumenti di tutela); Conservation (Gradualità del provvedimento di tutela). d’ogni epoca, ma comportano anche il riconoscimento di aspetti inediti. Basti pensare alle tecnologie sperimentali impiegate in molte opere, necessariamente da aggiornare; oppure all’obbligo di ottemperare ai requisiti di conformità, con interventi spesso invasivi senza le deroghe talvolta consentite dai provvedimenti di riconoscimento d’interesse. Tutto ciò costituisce un ulteriore motivo d’attenzione per un settore che, invece, appare defilato e trascurato. Emergono, infatti, una serie di criticità verificabili quando si parla di opere del Novecento, soprattutto della seconda parte del secolo, in relazione al regime normativo cui sono, o non sono, sottoposte e alle loro effettive condizioni a seguito di cambi di destinazione, interventi di modifica, stati d’abbandono, etc. Tale impostazione ha condotto implicitamente a una serie di temi cui riferire le problematiche di tutela. Ne sono derivate osservazioni critiche sulle carenze della normativa italiana, con una serie di possibili modifiche da suggerire. Ma anche la necessità di volgere lo sguardo oltre i confini nazionali per verificare come la considerazione e la tutela dell’architettura del Novecento siano sentite e affrontate negli altri paesi, in considerazione della natura tendenzialmente universale attribuibile all’interesse culturale riferibile anche al Novecento. Osservazioni e confronti esulano, naturalmente, dai livelli di analisi del diritto comparato ma, pur attraverso confronti sintetici, consentono di valutare l’attenzione che, nei vari paesi e continenti, è assegnata all’architettura essentially the ‘exposed nerve’ of protection. As is known, the problems that relate to it are not only often ascribable to those of works of every era, but also entail the recognization of new aspects. One need only consider the experimental technologies employed in many works, necessarily to be updated, or the obligation to meet conformity requirements with often invasive interventions without the exceptions often permitted by the measures recognizing cultural interest. This is a further reason to pay attention to a sector that appears to be neglected. In fact, a series of verifiable criticalities emerges when discussing twentieth-century works, especially from the second half of the century, in relation to the regulatory regime to which they are or are not subjected, and to their actual conditions following changes of intended use, modification interventions, states of abandonment, etc. This arrangement approach led implicitly to a set of themes to which the protection problems are to be referred. This resulted in critical observations on the shortcomings of Italian regulations, with a series of possible modifications to suggest, but also to the need to turn our gaze beyond national boundaries to ascertain how the consideration and protection of twentieth-century architecture are perceived and dealt with in other countries, taking account of the tendentially universal nature that may be attributed to the cultural interest referring to the twentieth century as well. These observations and comparisons naturally lie outside the levels of analysis of comparative law but, albeit through brief comparisons, make it possible to

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