Conoscenza e tutela del patrimonio architettonico moderno e contemporaneo: esperienze a confronto

19 i beni immateriali, gli usi e i costumi popolari (concepiti ideologicamente come una sorta di ‘minoranza discriminata’), nella cittadella fortificata (nobile) del Codice del 2004. Operazione senza alcun senso giuridico e foriera solo di confusione. I due commi di cui consta l’art. 9 della Costituzione vanno, sì, letti insieme, poiché sono strettamente correlati, ma non devono essere fusi e confusi in un unico testo: essi sono, non a caso e significativamente, (pur sempre) distinti. E sono distinti perché radicalmente diversi sono i rispettivi mezzi attuativi, ossia la tipologia di strumenti giuridici apprestati dall’ordinamento per provvedere all’attuazione dell’uno e dell’altro comma: libertà e strumenti promozionali per la cultura e le attività culturali; strumenti conservativi per la tutela del patrimonio culturale. I due commi – cultura e patrimonio culturale (comprensivo del paesaggio) – sono accomunati nel fine, nella ‘sintesi’, poiché rappresentano, per così dire, la dialettica hegeliana di pensiero e storia, di soggetto e oggetto (la creatività culturale che si oggettivizza e si fa storia, divenendo patrimonio culturale), ma sono distinti nell’‘analisi’, ossia nei modi attraverso i quali la sintesi finale si svolge e si realizza. Prima di parlare di ‘tutela’ dell’architettura contemporanea occorre dunque chiarirsi bene le idee su quale «bisogno di tutela» si fa valere e si porta avanti. Tutta la storia di questo diritto della tutela dei beni culturali nasce e si sviluppa come reazione a una minaccia attuale e concreta alla conservazione del patrimonio: dalle leggi fedecommissarie, che vietarono lo smembramento e la vendita all’estero delle collezioni nobiliari, alla legge 16 luglio 1905, n. 411 sulla tutela della pineta di Ravenna, fino alla legge Galasso del 1985. Il «bisogno di tutela» è la molla originaria e la precondizione per l’introduzione di nuove norme di tutela. Si fa un gran parlare, soprattutto nei documenti (molto sociologistici e poco giuridici) dell’Unione europea, di tutela integrata del patrimonio culturale e si tende a confondere il patrimonio culturale in senso giuridico con la cultura in senso antropologico, generando una gran confusione, una sorta di notte hegeliana in cui tutte le vacche sono nere (ciò che segna la negazione della tutela giuridica, che vive di distinzioni, di decisioni, di concetti chiari e distinti). Questo ideologismo spiega l’insistenza di quelli che contro ogni logica hanno voluto tradurre il cultural heritage della convenzione di Faro – che è la cultura di un popolo in senso antropologico (comprese le attività culturali) – con il termine «patrimonio culturale»2 (anziché con il termine, secondo me molto più appropriato, di «eredità culturale»). L’idea di costoro è che mischiando tutto in questo concetto onnicomprensivo e pasticciato di «patrimonio culturale» mutuato dalla Convenzione di Faro si possa fare entrare, come attraverso un cavallo di Troia, of the Ravenna pinewood, and the “Galasso” Law of 1985. The «need for protection» is the original spring and the precondition for introducing new protection regulations. There is much talk, especially in the European Union’s documents (many sociology-related ones, and a few juridical), of integrated protection of the cultural heritage, and there is the tendency to mistake cultural heritage in the juridical sense for culture in the anthropological one, thereby generating much confusion, a sort of Hegelian night in which all cows are black (that which marks the negation of juridical protection, that lives by distinctions, decisions, clear and distinct concepts). This ideology explains the existence of those that, against all logic, have chosen to translate the «cultural heritage» of the Faro Convention – which is a people’s culture in the anthropological sense (including cultural activities) – into Italian with the term «patrimonio culturale»2 (instead of, in my opinion, the far more appropriate term of «eredità culturale» which refers aptly to cultural inheritance). Their idea is that by blending everything in this all-inclusive and bungled concept of «cultural heritage» borrowed from the Faro Convention, we can, as if by Trojan Horse, bring intangible assets, popular habits and customs (ideologically conceived as a sort of ‘discriminated minority’) into the fortified (noble) citadel of the 2004 Code – an operation with no juridical meaning whatsoever, bringing only confusion with it. To be sure, the two paragraphs of art. 9 of the Italian Constitution are to be read together because they are closely correlated, but they must not be fused and confused in a single text: they are, significantly and not by accident (nonetheless) distinct. And they are distinct because the means of implementation – which is to say the types of juridical instruments put in place by the legal system in order to implement one paragraph and the other – are radically different: freedom and promotional instruments for culture and cultural activities; conservative instruments for the protection of the cultural heritage. The two paragraphs – culture and cultural heritage (including the landscape) – share a purpose in ‘synthesis’, because they represent, so to speak, the Hegelian dialectic of Thought and History, of Subject and Object (the cultural creativity that is made an object and turns into history, thereby becoming cultural heritage), but are distinct in ‘analysis’, which is to say in the ways through which the final synthesis is carried out and realized. Before discussing ‘protection’ of contemporary architecture, it is necessary, then, to fully clarify the ideas for which the «need for protection» is claimed and advanced. One thing, in fact, is the ‘protection’ – understood in the metajuridical sense – of contemporary architecture, which is realized through the promotion and support of the quality of architecture3 ; the promotion and support of studies and of scientific research in this field; the collection and study of the archives of architects and of studies of contemporary architecture;

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