Cantiere Città. Letture e strumenti per la città culturale.

70 Uno sguardo alle implicazioni pratiche: che fare? Diciamo subito che non esistono soluzioni valide per tutti i casi ma, al contrario, proprio la specificità di ciascun contesto territoriale gioca un ruolo centrale nell’individuare la giusta combinazione tra ‘norma’ e ‘anarchia’8. Laddove il capitale sociale e creativo è debole o praticamente inesistente – come nel caso di molte aree montane afflitte da fenomeni di spopolamento – la strategia adottata per elaborare un progetto di sviluppo che coinvolga gli attori locali risulterà inevitabilmente molto diversa da quella applicabile, per esempio, a una periferia urbana con caratteristiche di spiccata multiculturalità oppure al centro storico di un’area metropolitana. In tutti questi casi, tuttavia, il denominatore comune risiede nell’attenzione posta a un ‘metodo’ di lavoro che prevede una o più fasi operative espressamente dedicate non solo al confronto con gli attori locali ma anche alla co-progettazione di attività e interventi come parte integrante del progetto finale, attraverso incontri pubblici, workshop, laboratori di co-design, survey, interviste, ecc. A differenza del primo approccio in precedenza descritto, in questo caso l’interazione con gli operatori locali non ha solo finalità di monitoraggio e valutazione dello stato di avanzamento delle attività rispetto a quanto previsto dal cronoprogramma e dal piano di interventi; qui eventuali osservazioni e contributi servono anche a segnalare la necessità di azioni correttive, suggerire cambi di direzione, migliorare i servizi e prodotti da attivare, ricalibrare le strategie di comunicazione o di audience development e non solo al fine di raggiungere gli obiettivi finali che il progetto si era dato. Lungo la traiettoria su cui si sviluppa il progetto, quindi, vengono previsti ‘momenti di raccordo’ con il territorio durante i quali possono essere prese decisioni condivise su specifiche tematiche o situazioni: i servizi da collocare all’interno dello spazio restaurato, l’organizzazione di un festival di comunità per rafforzare l’engagement con i residenti o i commercianti, la scelta di titolo e brand con cui connotare il progetto/intervento, l’individuazione di nuovi partner con cui avviare scambi e collaborazioni, ecc. A ogni fase verrà assegnata una precisa durata ma ciò non esclude che il processo innescato possa prolungarsi diventando, in alcuni casi, un vero e proprio spin-off del progetto originario, con una fisionomia sua propria. Questo succede, ad esempio, quando il nucleo di attori locali coinvolti si trasforma da gruppo informale in vera e propria comunità di pratiche e decide di sostenere il progetto o farsi promotore di altre iniziative correlate (eventi, attività di animazione, ecc.). Perché tale meccanismo funzioni, quindi, queste fasi di raccordo non devono essere intese come una ‘concessione’ al popolo in cui il sovrano paziente e accondiscendente ascolta lamentele e registra complimenti ma, piuttosto, come un’occasione preziosa P.K. Feyerabend, Dialogo sul metodo, Laterza, Roma 2007. 8.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExODM2NQ==