Cantiere Città. Letture e strumenti per la città culturale.

25 Riflessioni sui possibili modelli organizzativi per le città culturali Il presente contributo intende focalizzare l’attenzione su un tema molto sensibile che riguarda chi è chiamato a decidere come attuare le proposte presentate al Ministero della cultura e che attiene alla scelta del modello organizzativo da utilizzare. Punto di partenza è il seguente quesito: quale struttura organizzativa è necessario darsi per implementare il programma elaborato dalla città finalista e per gestire il post evento? Questo contributo è articolato in tre parti. Nella prima si intendono illustrare, sinteticamente, le principali opzioni organizzative che una città finalista può adottare e i possibili criteri di scelta da utilizzare per decidere quale tra i diversi modelli è preferibile scegliere; nella seconda parte sono illustrati alcuni fattori che condizionano la scelta del modello organizzativo; nella terza vengono sviluppate alcune considerazioni finali e operative. Le possibili opzioni organizzative e i criteri di scelta La scelta del modello organizzativo1 è una questione che tocca tutte le città finaliste che intendono realizzare il programma presentato e concordato con la comunità. In fase di candidatura, solitamente, le città si limitano a creare strutture temporanee informali e comitati promotori2 e il tema del modello organizzativo si pone nella predisposizione del dossier in cui si forniscono indicazioni alla commissione di selezione. L’implementazione di un progetto come quello della Capitale italiana della cultura è particolarmente complessa, richiede professionalità differenziate e una significativa capacità di project management. Sono necessarie infatti competenze artistiche e culturali in grado di realizzare la proposta artistica; competenze sui temi della sostenibilità ambientale; competenze sui processi di coinvolgimento e partecipazione dei cittadini Stefano Consiglio Università Federico II di Napoli Cfr. G.R. Jones, Organizzazione: Teoria, progettazione, cambiamento, Egea, Milano 2007. Su questo tema cfr. R.M. Bakker et al., Temporary Organizing: Promises, Processes, Problems, «Organization Studies», vol. 37, 2016. 1. 2.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExODM2NQ==