Rapporto delle attività. Anno 2020.

2 Il 2020 è stato per la Fondazione un anno di grandi novità. Un anno difficile e drammatico per tutti, bisogna ricordarlo, ma nel quale le profonde difficoltà della crisi pandemica hanno rappresentato, per le nostre attività, anche delle straordinarie occasioni per disegnare un nuovo futuro. L’inaugurazione della piattaforma di formazione a distanza, che oggi conta quasi 14.000 iscritti, è stata un primo importante passo verso un mondo digitale col quale tutti i sistemi educativi dovranno confrontarsi. Da aprile a dicembre del 2020 abbiamo erogato oltre 80 mila ore di formazione e tante ancora ne renderemo disponibili nei prossimi mesi. E pensando all’anno trascorso, ci piace ricordare la bella conclusione della prima edizione dell’International School of Cultural Heritage, con un seminario di chiusura al quale hanno partecipato i più alti rappresentanti dei Ministeri dei Paesi del Mediterraneo aderenti, la chiusura del primo ciclo del corso Scuola del Patrimonio con i suoi 17 diplomati, il progetto del Sistema Museale Nazionale - che ci ha visto al fianco del Ministero e di tutto il sistema delle autonomie locali - e le tante attività di ricerca, a partire da quella sulle competenze per il patrimonio culturale. Un anno ricco di attività, che si è chiuso con l’approvazione, a quattro mesi dal nostro insediamento come nuovi responsabili della Fondazione, del Piano di attività 2021. Di questo lavoro, non possiamo in questa sede che rinnovare i ringraziamenti per l’impegno profuso nel biennio 2018- 2020 da Carla Di Francesco, artefice - insieme a tutto lo straordinario gruppo di lavoro della Fondazione - di gran parte dei risultati che raccontiamo in questo Rapporto di attività e ricordare, ringraziando, la professoressa Maria Luisa Catoni che ha avviato la Scuola, il professore Marco Cammelli, l’Ambasciatore Andrea Meloni e il Consiglio Scientifico. Un piano di rilancio e sviluppo - quello del 2021 - che interviene, provando a spendere poche parole su quanto ci aspetta, in uno scenario economico e sociale del tutto particolare. Sarà l’anno del Next Generation EU e della intensa programmazione che attuerà il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza , strumenti con cui l’Italia affronterà l’avvio di un processo di riforme e investimenti per la ripresa, che investirà tutti i settori dell’economia pubblica, tra i quali quello del patrimonio culturale. Non solo come settore sul quale convegeranno cospicue dotazioni finanziarie del PNRR, ma anche come ambito dal quale si cercheranno nuove risposte in ragione dei nuovi bisogni di carattere sociale ed economico. Questo processo, riteniamo, potrà garantire buoni risultati solo se la macchina pubblica sarà messa in grado di operare per la progettazione degli investimenti e per la loro efficiente ed efficace attuazione. Da questo punto di vista, è prevedibile un intervento deciso nel settore della Pubblica Amministrazione, con un massiccio processo di reclutamento e di qualificazione del personale, anche nella scia della transizione digitale. La cura e la gestione del patrimonio culturale, dal livello centrale del Ministero della cultura fino alle sue articolazioni territoriali e, infine, al sistema degli enti locali, costituirà un fattore centrale di questa trasformazione. Nell’agosto del 2020 il decreto governativo per la gestione dell’emergenza ha affidato alla nostra Fondazione il compito di realizzare, insieme alla Scuola Nazionale dell’Amministrazione, il primo corso-concorso per la dirigenza tecnica del Ministero. Un progetto entusiasmante e strategico che abbiamo vissuto come il riconoscimento del lavoro fatto finora dalla Fondazione, e che porterà a selezionare, formare e immettere in ruolo il più nutrito gruppo di soprintendenti, direttori museali, dirigenti bibliotecari ed archivistici della storia del Ministero. I primi mesi del 2021 hanno visto un intenso lavoro per la predisposizione del bando e il disegno delle fasi operative che prenderanno avvio nel corso dell’anno. In questo quadro articolato e complesso siamo certi che crescerà sensibilmente il bisogno di nuove leve professionali e di un profondo lavoro a sostegno della qualificazione e innovazione dei saperi. Occorrerà sempre di più, cioè, lavorare sul capitale umano e sulle competenze, così come in ricerca, innovazione e sviluppo. La Fondazione è pronta a giocare un ruolo da protagonista di questa fondamentale sfida, sulla scia dei risultati che raccontiamo in questo documento, candidandosi a diventare soggetto di riferimento per la qualificazione del sistema delle competenze e l’innovazione del sapere applicato, necessari per l’amministrazione, cura e gestione del patrimonio culturale. Buona lettura! Vincenzo Trione e Alessandra Vittorini 3

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