Sicurezza del patrimonio culturale. Rapporto finale.

Sicurezza del patrimonio culturale Rapporto di ricerca

2 Ricerca • Sicurezza del patrimonio culturale Rapporto di sintesi Questo documento è il rapporto finale della ricerca promossa dalla Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali in collaborazione con la Direzione Generale per la Sicurezza del Patrimonio Culturale del Ministero della cultura con omonimo titolo, Sicurezza del patrimonio culturale. RICERCA Coordinamento scientifico Alessandra Ferrighi, Responsabile Area Ricerca Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali Coordinamento gruppo di lavoro Paola d’Orsi, Esperta Politiche culturali Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali Testi a cura di Alessandra Ferrighi, Paola d’Orsi (Capitolo 1, Appendice) Maria Agostiano (Introduzione Capitolo 2) Alessandro Grazzini (Capitolo 2.1, Capitolo 2.2 Il quadro normativo vigente, Capitolo 2.4) Giuseppina De Martino (Capitolo 2.2 Evoluzione storica, Capitolo 2.2 La comparazione con altri Paesi Europei in termini di principali riferimenti normativi e buone pratiche, Capitolo 2.3) Alessandro Grazzini e Giuseppina De Martino (Capitolo 2.5) Alfiero Moretti (Introduzione Capitolo 3) Veronica Follador (Capitolo 3) Stefano Marsella (Introduzione Capitolo 4) Camilla Tennenini (Capitolo 4) Chiusura rapporto maggio 2023 Quest’opera è rilasciata sotto i termini della licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0: https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0/legalcode). DOI 10.53125/RICERCA202306 Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali, Sicurezza del patrimonio culturale, 2023, [rapporto finale di ricerca], <www.fondazionescuolapatrimonio.it/editoria>.

3 Ricerca • Sicurezza del patrimonio culturale Rapporto di sintesi \\\\ Indice \\\ \\\ \\\\\\ \\ \\\ \\\\\\ /// 1. Ambiti, obiettivi e metodo della ricerca..................................................................5 1.1 Organigramma di ricerca ...................................................................................................... 5 1.2 La raccolta delle fonti ............................................................................................................ 6 /// 2. Prevenzione e riduzione del rischio sismico ...........................................................9 Introduzione................................................................................................................................... 9 2.1 La ricerca sulla prevenzione e riduzione del rischio sismico.......................................12 2.2 La normativa in Italia............................................................................................................13 2.3 Valutazione e mitigazione del rischio sismico dei beni mobili.....................................22 2.4 Beni immobili.........................................................................................................................46 2.5 Osservazioni e sviluppi futuri .............................................................................................59 Introduzione.................................................................................................................................62 3.1 La ricerca sulla gestione delle emergenze ......................................................................65 3.2 La normativa in Italia............................................................................................................66 3.3 Ambito internazionale .........................................................................................................72 3.4 Sistemi di messa in sicurezza ............................................................................................74 3.5 Osservazioni e sviluppi futuri .............................................................................................83 /// 4. Sicurezza in caso di incendio .................................................................................. 86 Introduzione.................................................................................................................................86 4.1 La ricerca sulla sicurezza in caso d’incendio ..................................................................87 4.2 La normativa in Italia............................................................................................................88 4.3 Ambito internazionale .........................................................................................................93 4.4 Alcuni approfondimenti ......................................................................................................95 4.5 Osservazioni e sviluppi futuri .......................................................................................... 103 \\\ Appendice .....................................................................................................................105

4 Ricerca • Sicurezza del patrimonio culturale Rapporto di sintesi Abbreviazioni ............................................................................................................................ 105 Tag inseriti in Zotero ............................................................................................................... 106 \\\ Fonti documentarie .....................................................................................................110 Prevenzione e riduzione del rischio sismico....................................................................... 110 Gestione delle emergenze ..................................................................................................... 123 Sicurezza in caso di incendio................................................................................................. 128

5 Ricerca • Sicurezza del patrimonio culturale Rapporto di sintesi /// 1. Ambiti, obiettivi e metodo della ricerca Questo documento riassume il processo e i risultati della ricerca Sicurezza del patrimonio culturale finalizzata alla raccolta sistematica del corpus normativo e bibliografico in materia, con l’obiettivo di organizzare e rendere disponibile l’apparato regolatorio di riferimento, nonché rilevare eventuali criticità emergenti sul piano normativo, anche con riguardo al panorama internazionale. La ricerca si colloca all’interno di un accordo attuativo fra la Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali (Fondazione) e la Direzione Generale per la Sicurezza del Patrimonio Culturale (DG-SPC) del Ministero della Cultura (MiC), avente per oggetto la definizione di un programma di formazione per il personale del MiC e di ricerca in materia di prevenzione dei rischi, sicurezza del patrimonio culturale e coordinamento degli interventi conseguenti a emergenze nazionali e internazionali. La ricerca è suddivisa nei seguenti tre specifici ambiti: 1. Prevenzione e riduzione del rischio sismico 2. Gestione delle emergenze 3. Sicurezza in caso di incendio 1.1 Organigramma di ricerca Le modalità organizzative del progetto prevedono un Comitato di indirizzo composto da membri della Fondazione e della DG-SPC: per la Fondazione • Alessandra Vittorini, Direttore • Alessandra Ferrighi, Responsabile Area ricerca • Paola d’Orsi, Esperta politiche culturali per la DG-SPC • Marica Mercalli, Direttore Generale

6 Ricerca • Sicurezza del patrimonio culturale Rapporto di sintesi • Caterina Rubino, Dirigente del Servizio II – Emergenze e ricostruzioni, Direzione Generale Sicurezza del Patrimonio Culturale. Il Comitato di indirizzo è affiancato da un gruppo di lavoro formato da esperti senior e junior incaricati dalla Fondazione: - tra gli esperti senior o dott.ssa Maria Agostiano, Funzionario ingegnere DG-SPC, Prevenzione e riduzione del rischio sismico o dott. Stefano Marsella, Direttore dell'Istituto Superiore Antincendi del Dipartimento dei Vigili del Fuoco, Sicurezza in caso di incendio o dott. Alfiero Moretti, già Dirigente dell'Unità Operativa Emergenza della Regione Umbria, Gestione delle emergenze - tra gli esperti junior o Ing. Giuseppina De Martino, Prevenzione e Riduzione del Rischio Sismico o Ing. Veronica Follador, Gestione delle emergenze o Ing. Alessandro Grazzini, Prevenzione e Riduzione del Rischio Sismico o Arch. Camilla Tennenini, Sicurezza in caso di Incendio Il gruppo di lavoro, per la rispettiva area di attività, ha fornito l’indirizzo delle linee di ricerca e ha svolto la realizzazione di ciascuna fase. Lo stato di avanzamento della ricerca è stato monitorato con regolarità attraverso incontri tra il gruppo di ricercatori, i referenti di progetto della Fondazione e gli esperti del Comitato di indirizzo. 1.2 La raccolta delle fonti La ricerca ha permesso la raccolta sistematica del corpus normativo e bibliografico sui temi della sicurezza, come la: • ricognizione delle norme nazionali e internazionali, (le leggi, i codici, i provvedimenti normativi, le circolari, ecc.), della giurisprudenza (selezione delle sentenze di rilievo), della dottrina, e delle regole tecniche sui temi della sicurezza emanate dalle diverse istituzioni, sia interne (Direzioni Generali, Segretariato generale ecc.) sia esterne al MiC (Ministero dell’interno, Ministero delle infrastrutture, UNI, ICCROM ecc.); • ricognizione delle principali pubblicazioni tecnico-scientifiche nazionali e internazionali (Atti di convegno, Monografie, Articoli scientifici ecc.) sui temi della

7 Ricerca • Sicurezza del patrimonio culturale Rapporto di sintesi sicurezza pubblicate dalle diverse istituzioni, interne (Direzioni Generali, Segretariato generale, ecc.) ed esterne al MiC (Enti di ricerca, ICCROM ecc.). Lo strumento utilizzato per la catalogazione della documentazione raccolta è il software open source Zotero che consente di archiviare sia online sia desktop differenti prodotti documentari. Zotero permette infatti di organizzare la bibliografia assegnando a ciascun documento una categoria di appartenenza (per esempio un articolo di rivista, un libro, una legge ecc.), le informazioni basilari per l’identificazione del documento, fino a quelle più specifiche, sulla base del prodotto inserito. Inoltre, il software permette l’inserimento di note e il caricamento dei documenti inseriti come allegato in formato pdf. L’organizzazione della documentazione, esportabile in più formati, può essere effettuata tramite cartelle e sottocartelle. Nello specifico, per questa ricerca è stata predisposta la seguente organizzazione delle fonti per ciascuno degli ambiti di ricerca (vedi capitolo Fonti documentarie): Prevenzione e riduzione del rischio sismico 1. Norme di riferimento 2. Fonti bibliografiche 3. Letteratura grigia Gestione delle emergenze 1. Norme di riferimento 2. Fonti bibliografiche 3. Letteratura grigia Sicurezza in caso di incendio 1. Norme di riferimento 2. Fonti bibliografiche 3. Letteratura grigia In aggiunta, a ciascun documento sono stati associati dei riferimenti tematici in forma di tag per consentire anche una ricerca trasversale all’organizzazione principale. In particolare, sono stati inseriti dei tag di carattere generale per individuare l’area tematica, e dei più specifici per consentire ricerche mirate e di dettaglio. I tag scelti per ciascuna delle tre linee di ricerca sono presentati in appendice.

8 Ricerca • Sicurezza del patrimonio culturale Rapporto di sintesi Il database ottenuto grazie all’esportazione dei dati dalla banca dati Zotero, interoperabile, interrogabile e implementabile, è stato pubblicato nel sito della Fondazione, alla pagina https://www.fondazionescuolapatrimonio.it/ricerca/sicurezzadel-patrimonio-culturale-database/ e sarà raggiungibile dal sito della DG-SPG. La ricerca si è svolta fra il mese di maggio 2022 e il mese di aprile 2023.

9 Ricerca • Sicurezza del patrimonio culturale Rapporto di sintesi /// 2. Prevenzione e riduzione del rischio sismico Introduzione L’Italia è un paese a elevato rischio sismico, non tanto per la frequenza e intensità delle scosse telluriche, quanto e soprattutto per la densità di popolazione di alcune aree e l’estrema vulnerabilità del suo patrimonio edilizio per vetustà, caratteristiche tipologiche e costruttive, nonché scadente stato di manutenzione. Alla generica consapevolezza degli effetti dei terremoti sul nostro paese, si contrappone, purtroppo, la mancanza della ‘memoria storica’ degli eventi stessi, così come per altre emergenze connesse con fenomeni naturali: ogni nuova scossa sismica di una certa intensità ha l’impatto sulla coscienza collettiva di un brusco e temporaneo risveglio da un pesante letargo. Poiché la mancanza di consapevolezza dei rischi porta inevitabilmente alla loro sottovalutazione, la carenza di adeguate azioni di prevenzione ha comportato negli anni consistenti danni al patrimonio culturale, nonché un dispendio enorme di risorse economiche per gli interventi di ricostruzione post-sisma. Molto è stato scritto sulla gestione delle varie emergenze; meno nota è, invece, l’attività di studio e di ricerca svolta, soprattutto negli ultimi anni, allo scopo di definire concrete ed efficaci misure preventive. Come evidenzia il Rapporto di ricerca, l’evoluzione normativa sulle tematiche inerenti la prevenzione e protezione nei confronti delle azioni derivanti dal sisma segue di pari passo il manifestarsi degli eventi stessi ed è in particolare finalizzata alle attività di ricostruzione delle aree interessate dall’episodio più recente. Bisogna arrivare agli anni ’80 del novecento per disporre di un primo corpus di norme di carattere generale, e non specifiche e localizzate, e solo ai primi anni duemila per iniziare ad avere provvedimenti di carattere più innovativo attraverso l’adozione, anche sul modello europeo, di un approccio di tipo prestazionale. L’imposizione, infatti, come avvenuto fino a non molti anni fa, della conformità ad alcuni parametri, definiti da una normativa di tipo prescrittivo

10 Ricerca • Sicurezza del patrimonio culturale Rapporto di sintesi modulata sulle nuove costruzioni (‘adeguamento sismico’), ha portato alla realizzazione di interventi molto invasivi e spesso lesivi delle peculiarità materiche e formali del bene oggetto di tutela, realizzati affinché gli edifici fossero ‘a norma’ più che per effettive necessità. Le difficoltà oggettive di applicare alcune disposizioni normative, troppo specifiche, ai complessi storici, affiancate spesso da un eccessivo timore reverenziale nei confronti del monumento, ha in molti casi fatto preferire la logica del ‘non-intervento’, attraverso il ricorso sempre più frequente alla ‘deroga’. Numerosi episodi hanno evidenziato l’elevata vulnerabilità delle strutture storiche, sulle quali non è stato posto in atto alcun intervento di protezione, nei confronti di eventi quali terremoti o incendi, con danni consistenti anche a fronte di situazioni di non particolare gravità. L’adozione negli ultimi decenni del ‘miglioramento sismico’ per gli edifici d’interesse culturale, se da una parte ha in molti casi evitato operazioni invasive e non corrette, ha purtroppo anche portato a progettare interventi di consolidamento senza una reale dimostrazione della loro efficacia e della sicurezza sismica conseguita. Il miglioramento sismico è stato, di fatto, troppo spesso inteso come una scorciatoia o un alibi per evitare di eseguire un’attenta valutazione della sicurezza sismica con la conseguenza di mettere in serio pericolo la conservazione stessa del bene culturale. I rischi connessi con la realizzazione d’interventi definiti in maniera empirica senza alcuna valutazione del reale comportamento strutturale del bene sono, infatti, facilmente intuibili: interventi sottostimati che mettono a rischio la salvaguardia delle persone e la tutela stessa del complesso monumentale, degli apparati decorativi presenti e degli oggetti in esso custoditi o, al contrario, interventi sovrastimati e invasivi a danno della conservazione dell’integrità e originalità del sistema costruttivo storico con un notevole aumento dei costi economici. I terremoti che si sono succeduti negli ultimi anni, a partire da quello che ha colpito l’Umbria e le Marche nel 1997, hanno messo in evidenza i limiti e i danni provocati da tale modo di operare. Il senso d’insicurezza e sfiducia nei confronti della resistenza delle costruzioni alle azioni sismiche e, soprattutto, il forte stato emotivo per il crollo della scuola di San Giuliano di Puglia nel 2002, hanno portato a una revisione generale

11 Ricerca • Sicurezza del patrimonio culturale Rapporto di sintesi dell’impianto normativo italiano. In particolare con l’Ordinanza della Protezione Civile 3274/2003, Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica (P.C.M. 2003) si richiede, per la prima volta, di ‘quantificare’ l’efficacia degli interventi di miglioramento sismico, attraverso il calcolo dei “livelli di accelerazione del suolo […]; nella situazione precedente e nella situazione successiva all'eventuale intervento”. Lo stesso concetto viene ribadito anche nelle Norme Tecniche per le Costruzioni: per i beni di interesse culturale in zone dichiarate a rischio sismico è possibile riferirsi a interventi di miglioramento sismico ma deve essere in ogni caso effettuata la relativa “valutazione della sicurezza”. Oggi siamo in una importante fase di passaggio: se a livello normativo e metodologico prevale ormai una maggiore sensibilità verso le tematiche della conservazione, nonché migliori strumenti nell’ambito della diagnostica e dei modelli di analisi strutturale, nella prassi operativa si continua troppo spesso a proporre interventi standardizzati, invasivi e di dubbia efficacia come mostrano i numerosi progetti presentati per i nulla osta alle Soprintendenze o semplicemente le documentazioni progettuali allegate ai bandi di gara. È quindi importante in questa fase l’aggiornamento e la formazione, sia a livello universitario che professionale, nella speranza che nei prossimi anni quello che ora è visto come un gravoso impegno a carico dei professionisti, diventi prassi consolidata, così come avvenuto in passato con il passaggio dalle ‘regole dell’arte’ alla scienza delle costruzioni o, successivamente, ai modelli analitici di calcolo che hanno aperto la strada verso la realizzazione di interventi sempre più complessi e articolati. Allo stesso tempo, come evidenziano gli esiti della ricerca condotta, è importante che l’impegno intrapreso verso una normativa sempre più ‘performante’ rispetto alle peculiarità e specifiche caratteristiche dei beni d’interesse culturale non si fermi, e che il primo e concreto passo compiuto con la Direttiva della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 9 febbraio 2011 sulla Valutazione e riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale sia solo l’inizio di un percorso verso un approccio metodologico sempre più maturo e condiviso.

12 Ricerca • Sicurezza del patrimonio culturale Rapporto di sintesi A tal fine l’indagine condotta si sofferma anche su ulteriori settori sui quali sarebbe auspicabile, partendo da quanto già fatto per gli aspetti strutturali degli edifici storici, avere linee d’indirizzo e approcci metodologici condivisi. La seconda parte del Rapporto di ricerca è, in particolare, incentrata sull’analisi di alcuni progetti di ricerca inerenti alla protezione delle opere d’arte dalle azioni sismiche che, analogamente agli edifici, richiedono accorgimenti e tecniche specifiche, pensate e progettate in relazione alla tipologia degli oggetti stessi e alla sismicità della zona in cui sono collocati. 2.1 La ricerca sulla prevenzione e riduzione del rischio sismico Il delicato bilanciamento tra sicurezza e conservazione è alla base della ricognizione intrapresa in questa sezione del rapporto, al fine di evidenziare i punti di forza e le criticità nella redazione dei progetti di riduzione del rischio sismico, inteso come probabilità di perdita totale di un bene o parziale di un ‘elemento’ per effetto di eventi sismici, a loro volta caratterizzati da probabilità di accadimento. L’elemento a rischio può essere, prima di tutto, la vita umana all’interno della costruzione, e la costruzione stessa in quanto testimonianza di un alto valore storico-architettonico (beni immobili), come anche beni mobili in essa presenti (per esempio, oggetti di valore storico esposti nei musei). A differenza delle nuove costruzioni o degli edifici esistenti, i beni culturali sono costruzioni o oggetti unici e insostituibili per il loro alto valore storico, pertanto diventa fondamentale, oltre all’incolumità delle persone, salvaguardare anche l'immobile nei sui aspetti strutturali (testimonianza della storia della tecnica costruttiva) e architettonici, il suo apparato decorativo e i beni mobili ivi contenuti. Il concetto di rischio è perciò molto ampio ed è riferito a qualsiasi evento, in particolare un terremoto, che possa direttamente o indirettamente danneggiare il bene di interesse culturale. Il rischio sismico è determinato dalla combinazione di tre fattori: pericolosità, vulnerabilità ed esposizione. La pericolosità sismica di un territorio è rappresentata dalla frequenza e dalla magnitudo dei terremoti che su di esso si sviluppano, ovvero dalla probabilità che, in un fissato lasso di tempo, in detto sito un parametro che descrive il moto sismico superi un valore prefissato. Nel d.m. del MIT 17 gennaio 2018 Aggiornamento delle Norme Tecniche per le Costruzioni (MIT 2018) tale lasso di tempo, espresso in anni, è denominato “periodo di riferimento” VR e la probabilità è denominata “probabilità di eccedenza o di superamento nel periodo di riferimento” PVG.

13 Ricerca • Sicurezza del patrimonio culturale Rapporto di sintesi La vulnerabilità sismica è la propensione di una struttura o dei beni in essa contenuti a subire un danno di un determinato livello, a fronte di un evento sismico di una data intensità. L’esposizione è correlata all’incolumità delle persone e al valore dei beni mobili e immobili contenuti in un edificio; essa è una misura dell’importanza del bene esposto al rischio sismico. I principali fattori che determinano il grado di esposizione sono: in numero di persone presenti, la destinazione d’uso, il valore economico dell’edificio e dei suoi contenuti, il valore storico-artistico dell’immobile, le attività svolte al suo interno. La ricerca ha approfondito la normativa antisismica e l’applicazione di buone pratiche di sicurezza sia per i beni mobili che per i beni immobili. 2.2 La normativa in Italia L’evoluzione storica L’evoluzione della normativa sismica è storicamente legata al verificarsi di terremoti devastanti che nel tempo ha delineato una palese relazione di causa-effetto tra evento sismico e norma corrispondente. Nel seguito si riporta un breve excursus sull’evoluzione normativa al presentarsi di eventi sismici di cui le informazioni relative a data di accadimento e intensità sono state reperite dal Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani (CPTI15)1 realizzato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). Particolare attenzione meritano due eventi che hanno interessato la provincia di Foggia, i cui effetti furono particolarmente distruttivi con una magnitudo Mw di oltre 6 sulla scala Richter e un'intensità sulla scala Mercalli, I0, di X: terremoto della Capitanata del 30 luglio 1627 (Mw 6.66) e terremoto del Gargano del 31 maggio 1646 (Mw 6.72). A seguito dell'evento del 1627, in particolare, fu brevettato il primo metodo di costruzione antisismico conosciuto in Italia, noto come “costruzione baraccata alla beneventana”. L’utilizzo del sistema baraccato come misura antisismica fu confermato dalla l. marzo 1784 Istruzioni per la ricostruzione di Reggio emanata da Ferdinando IV di Borbone per riparare i danni indotti dalla sequenza sismica che interessò l’area dello stretto di Messina e la Calabria meridionale tra il 5 febbraio e il 28 febbraio 1783 e che culminò 1 Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani (CPTI15): https://emidius.mi.ingv.it/CPTI/

14 Ricerca • Sicurezza del patrimonio culturale Rapporto di sintesi con 5 forti scosse di Mw, rispettivamente, pari a 7.1, 7.0, 7.7, 7.0 e 7.0 (I0=XI). Con la suddetta legge di istituì il codice borbonico antisismico, rappresentativo delle prime misure di prevenzione sismica adottate in Italia. Tale codice fu sostituito il 28 aprile 1860 da un nuovo regolamento edilizio su volere del Governo Pontificio di Pio IX a seguito del verificarsi di due eventi sismici catastrofici: i) evento simico del 16 dicembre 1857 che colpì una vasta area della Basilicata e parte della Campania con una Mw 7.1 (I0= XI); ii) evento simico del 22 agosto 1959 che colpì duramente la Valnerina e Norcia, in Umbria, con una Mw 5.8 (I0=IX). Nel nuovo regolamento edilizio si fissarono 4 limiti fondamentali: • altezza massima della struttura pari a 8.5 m; • spessore minimo delle murature sia interne che esterne pari a 60 cm; • le murature esterne dovevano avere una scarpata di almeno un ventesimo dell’altezza; • si prescriveva il collegamento tra muri interni ed esterni. Nel 1884 a seguito del terremoto di Casamicciola (Ischia) (Mw 5.8; I0=X) venne emessa la l. 5 marzo 1884, n. 1985 (L. n. 1985/1884) in cui: • si definiva l’altezza massima delle nuove costruzioni pari a 10 m; • si vietavano le costruzioni spingenti; • si limitavano gli aggetti ai balconi a 60 cm. Tutte le misure di prevenzione sismica viste fin ora si limitavano a dettare limitazioni prescrittive e dell’altezza degli edifici. Solo a seguito del terremoto di Reggio Calabria e Messina di Mw 7,5 (I0=XI) del 28 dicembre 1908 si registrò un radicale cambiamento. Con il R.D. 18 aprile 1909, n. 193 (R.D. n. 193/1909), furono emanate le Norme tecniche ed igieniche obbligatorie per le riparazioni ricostruzioni e nuove costruzioni degli edifici pubblici e privati nei luoghi colpiti dal terremoto del 28 dicembre 1908 e da altri precedenti elencati nel r.d. 15 aprile 1909 e ne designa i Comuni, e la circ. 20 aprile 1908, n. 2664 Istruzioni tecniche. Oltre a una serie di prescrizioni (tra cui escludere le strutture spingenti; collegare le strutture; limitare a 5 metri la distanza tra le strutture portanti; realizzare delle costruzioni con “[…] una ossatura in legno, di ferro, di cemento armato o di muratura armata, limitando la muratura, in mattoni o in blocchi di pietra squadrata o listata, alle costruzioni di un solo piano; escludere l’edificabilità su siti inadatti (paludosi, franosi, ecc.…) impose alle strutture di resistere a delle forze statiche equivalenti laterali, rappresentative degli effetti dinamici applicati alle masse dell’edificio e dovute al moto sismico.

15 Ricerca • Sicurezza del patrimonio culturale Rapporto di sintesi Al r.d. n. 193/1909 seguirono altre norme di perfezionamento, tra cui il r.d. 9 gennaio 1927, n. 147 (r.d. n. 147/1927) che introdusse il concetto di zona sismica, suddividendo il territorio in due categorie (sismica e non sismica), in relazione al loro grado di sismicità e alla loro costituzione geologica. Inizialmente furono catalogati sismici i soli comuni della Sicilia e della Calabria gravemente danneggiati dal terremoto del 1908 mentre tutti i territori colpiti prima di tale data - la maggior parte delle zone sismiche d’Italia - non erano classificati come sismici e, conseguentemente, non vi era alcun obbligo di costruire nel rispetto della normativa antisismica. Tale catalogazione veniva modificata dopo ogni evento sismico aggiungendovi semplicemente i nuovi comuni danneggiati. Solo con la l. 2 febbraio 1974, n. 64 Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche (l. n. 64/1974) si approvò la prima normativa sismica nazionale con il fine di stabilire il quadro di rifermento per le modalità di classificazione sismica dell’intero territorio nazionale, oltre che la redazione delle norme tecniche. In dettaglio tale legge demandò l’emanazione delle norme tecniche per le costruzioni sia pubbliche che private al Ministero dei lavori pubblici di concerto con il Ministro dell’Interno, sentito il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, e con la collaborazione del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Sulla base delle indicazioni della l. 2 febbraio 1974, n. 64 (l. n. 64/1974) già con il d.m. 3 marzo 1975, furono emanate le prime disposizioni per la classificazione sismica di tutto il territorio nazionale successivamente integrate da una serie decreti, tra cui quelli relativi ai carichi e sovraccarichi e quelli contenenti prescrizioni per le costruzioni in zona sismica, culminati in due distinti Decreti Ministeriali emanati nel 1996. Il d.m. 9 gennaio 1996 Norme tecniche per il calcolo, l’esecuzione ed il collaudo delle strutture in c.a. normale e precompresso e per le strutture metalliche (LL. PP., e MINT. 1996) segna un passaggio importante. Emanato sulla base delle indicazioni della l. 5 novembre 1971, n. 1086 Norme per la disciplina delle opere di conglomerato cementizio armato, normale e precompresso ed a struttura metallica (L. n. 1086/1971), tale decreto dispose che: • Non si fa più riferimento al numero di piani di un edificio, ma alla sua altezza massima; • Anche nelle zone sismiche è possibile adottare il metodo di verifica agli stati limite oltre a quello alle tensioni ammissibili; • Vengono limitati i danni alle parti non strutturali e agli impianti attraverso il controllo degli spostamenti; • Si introduce un coefficiente di risposta R dipendente dal periodo della struttura per la definizione delle forze sismiche. Su tale impianto normativo, con il d.l. del 1998, n. 112 - art. 94, comma 2, lett. a) la competenza per l’individuazione delle zone sismiche, la formazione e l'aggiornamento

16 Ricerca • Sicurezza del patrimonio culturale Rapporto di sintesi degli elenchi delle medesime zone che, fino al 1998 era attribuita al Ministro dei lavori pubblici, fu trasferita alle Regioni, mentre allo Stato competeva la definizione dei criteri generali per l’individuazione delle zone sismiche e le norme tecniche per le costruzioni nelle medesime zone - art. 93, comma 1, lett. g). La suddetta competenza statale fu poi trasferita mediante il d.lgs. 30 luglio 1999, n. 300 (d.lgs. 300/1999) alla neofita Agenzia di protezione civile e, riattribuita al Dipartimento della protezione civile con il d.l. 7 settembre 2001, n. 343 (d.l. 343/2001) convertito con modificazioni dalla l. 9 novembre 2001, n. 401 (L. n. 401/2001). A seguito del terremoto di Mw 6.5 (I0=IX-X) che colpì il Friuli-Venezia Giulia il 6 maggio 1976 e del terremoto di Mw 6.9 (I0=X) che colpì l’Irpina il 23 novembre 1980, il CNR propose al Governo una prima proposta di classificazione sismica sulla base di studi di carattere sismologico effettuati all’interno del Progetto finalizzato “Geodinamica”. Tale proposta fu tradotta in una serie di decreti del Ministero dei lavori pubblici approvati tra il 1980 e il 1984, costituendo di fatto la classificazione sismica italiana fino al 2002, anno in cui i territori al confine fra il Molise e la Puglia furono colpiti dal terremoto verificatosi tra il 31 ottobre e il 2 novembre con Mw 6.0 (I0=VIII-IX) noto per il crollo della scuola a San Giuliano di Puglie in cui persero la vita 27 bambini e una maestra a seguito del crollo di una scuola primaria. Per far fronte alle sopraggiunte necessità alla necessità di aggiornamento della classificazione sismica e delle norme antisismiche, la Protezione civile adottò l’o.P.C.M. 20 marzo 2003, n. 3274 (o.P.C.M. n. 3274/2003) Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e normative tecniche per le costruzioni in zona sismica. Di fatto l’o.P.C.M. n. 3274/2003 stabilì i criteri per l’individuazione, formazione e aggiornamento delle zone sismiche, l’introduzione di una quarta zona a bassa sismicità, con una classificazione di tutto il territorio nazionale come sismico, e la sua suddivisione in 4 zone, caratterizzate da pericolosità sismica decrescente. Inoltre, con l’o.P.C.M. 3274/2003 fu reso obbligatorio il calcolo semiprobabilistico agli stati limite e l’analisi dinamica con spettri di risposta, recependo a pieno per la prima volta i contenuti degli Eurocodici (Norme europee per la progettazione nel settore delle costruzioni, contenenti criteri di calcolo comuni e adottabili anche all’estero). Il d.m. del MIT 14 gennaio 2008, Norme Tecniche per le Costruzioni (MIT 2008) entrato in vigore il 1° luglio 2009 a seguito del terremoto di Mw 6.1 (I0=XI) che colpì L’Aquila il 6 aprile 2009, nonostante qualche dettaglio superato, rappresenta un pieno recepimento degli Eurocodici, espressamente richiamati come norme utilizzabili in Italia. Esso ribadisce la centralità del metodo semiprobabilistico agli stati limite nella verifica della sicurezza delle costruzioni. Il metodo delle tensioni

17 Ricerca • Sicurezza del patrimonio culturale Rapporto di sintesi ammissibili viene ancora citato, ma il suo utilizzo è limitato al caso di edifici ordinari ricadenti in zone a bassissima sismicità. Dopo circa dieci anni di assenza di decreti o circolari riguardanti aggiornamenti o supplementi alla normativa sismica, è entrata in vigore il nuovo d.m. del MIT 17 gennaio 2018, Aggiornamento delle Norme Tecniche per le Costruzioni (MIT 2018). Tale Decreto porta in sé alcune differenze, non molto rilevanti, rispetto al precedente ma sicuramente risulta essere più chiaro ed esaustivo nei riguardi di verifiche di resistenza, duttilità, aspetti geometrici ecc. Fig. 1 – Rappresentazione nel tempo della normativa italiana sul tema della prevenzione del rischio sismico. Il quadro normativo vigente La norma attuale di riferimento italiana per la valutazione della sicurezza sismica dei beni culturali è la Direttiva p.c.m. 09 febbraio 2011, Valutazione e riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale con riferimento alle norme tecniche per le costruzioni di cui al decreto ministeriale 14 gennaio 2008 (Mibact 2011), chiamata in questo documento per semplicità ‘Direttiva’. Essa è stata redatta per delineare un percorso di conoscenza, valutazione del livello di sicurezza nei confronti delle azioni sismiche e progetto degli interventi, concettualmente analogo a quello previsto per le costruzioni non tutelate, ma opportunamente adattato alle esigenze e peculiarità del patrimonio culturale. La Direttiva, pur essendo solo di indirizzo, risulta di fondamentale importanza perché introduce il corretto approccio metodologico alla comprensione del comportamento strutturale degli edifici monumentali per perseguire una corretta scelta degli interventi più opportuni per il rispetto del bene culturale, in accordo al d.m. del MIT 17 gennaio

18 Ricerca • Sicurezza del patrimonio culturale Rapporto di sintesi 2018, Aggiornamento delle Norme Tecniche per le Costruzioni (MIT 2018) a cui sottostà in un rapporto di reciproca subalternità. La Direttiva rappresenta infatti una sintesi auspicabile nel delicato bilanciamento tra sicurezza e conservazione, fornendo ai tecnici gli strumenti normativi e analitici per valutare la sicurezza sismica dei beni culturali in una prospettiva in parte diversificata e più specificatamente approfondita rispetto a quella proposta dalle Norme Tecniche per le Costruzioni al capitolo 8 dedicato agli edifici esistenti non tutelati. In particolare, essa ha la finalità di superare l’approccio puramente prescrittivo delle normative tecniche antecedenti all’entrata in vigore del d.m. del MIT 14 gennaio 2008 Norme Tecniche per le Costruzioni (MIT 2008), le quali favorivano interventi di consolidamento estensivi e standardizzati, basati su modelli strutturali definiti a priori derivanti dalle nuove costruzioni. Al contrario la Direttiva evidenzia come solo attraverso una corretta e approfondita conoscenza preliminare del bene storico possano essere valutati anche minimi interventi per migliorare sensibilmente la sicurezza sismica e la tutela della fabbrica storica. Questo approccio permette di ottenere risultati attendibili solo se fondato su una completa comprensione dell’edificio e della sua storia edificatoria fatta di modifiche e ricostruzioni, nonché sull’uso di modelli attendibili della valutazione della sicurezza strutturale di strutture con morfologia diversa rispetto alle nuove costruzioni. Il limite attuale della Direttiva è la sua specificità nel solo campo degli edifici in muratura portante, che sebbene rappresenti il contesto monumentale maggiormente diffuso, tuttavia lascia scoperto il più recente panorama degli edifici in cemento armato del secolo scorso. In un futuro prossimo è auspicabile il raggiungimento di una maggiore autonomia normativa da parte del MIC, che non ha ancora provveduto ad allineare la Direttiva all'ultima versione del MIT 2018. Tale aggiornamento potrebbe rappresentare l'occasione di emettere un decreto da parte del MIC per avere autonomia ministeriale nella valutazione della sicurezza strutturale dei beni culturali, in termini prestazionali e non più dipendenti dal MIT 2018, fino a istituire una sorta di genio civile ad hoc per le autorizzazioni sismiche sui beni culturali. Nella Direttiva viene posta attenzione agli interventi di restauro come fase progettuale interdisciplinare, in cui è compreso anche il progetto di miglioramento sismico, come alternativa all’adeguamento. L’obiettivo è evitare opere superflue sul bene culturale tali da pregiudicare la conservazione dei suoi caratteri storico-architettonici ed artistici, favorendo il criterio del minimo intervento. Si introduce il concetto per cui nel campo dei beni culturali è opportuno calibrare consapevolmente un livello di rischio sismico adeguato rispetto a quanto richiesto nelle strutture ordinarie, evitando di intervenire in modo contrario ai criteri di conservazione del patrimonio culturale. La sicurezza delle

19 Ricerca • Sicurezza del patrimonio culturale Rapporto di sintesi costruzioni è un concetto probabilistico e i limiti imposti a una costruzione “sicura” sono convenzionali e prestazionali; per questo motivo è più corretto parlare di riduzione del rischio a livelli accettabili per la comunità, anche in termini di livelli di sicurezza di vite umane e di salvaguardia dei beni artistici. In tale contesto, il miglioramento sismico, rispetto all’adeguamento, non costituisce un approccio riduttivo, anzi può risultare quello più adatto alla complessità e alle particolarità degli edifici storici. L’intervento locale, essendo finalizzato alla riduzione/eliminazione di vulnerabilità seppur “locali”, induce sempre un innalzamento del livello di sicurezza sismica se non sull’intera struttura sicuramente su intere parti della stessa; se le parti assoggettate a interventi di tipo locale sono quelle a maggiore vulnerabilità l’effetto benefico diventa tanto rilevante da poterlo ritenere globale. Tutto ciò agendo, come sopra accennato, più per addizione che per sottrazione, evitando quindi demolizioni di parti che siano sopravvissute agli eventi sismici, rispettando, sempre nei limiti del possibile, i materiali costitutivi e la concezione strutturale antica, migliorandola appunto e non andando a cancellarla e sostituirla2. Dopo il terremoto del Centro Italia 2016/2017, sono state emanate specifiche Circolari e Direttive del MIBACT3 (adesso MIC) che, sebbene contestualizzati all’interno della delicata fase di ricostruzione dei beni architettonici gravemente danneggiati, rappresentano comunque un utile spunto di riflessione riguardo le tipologie di intervento da applicare per una significativa riduzione del rischio sismico. In particolare, il Decreto del Commissario straordinario del Governo ai fini della ricostruzione nei territori interessati dagli eventi sismici verificatesi a far data dal 24 agosto 2016, n. 456 del 13 ottobre 2022 e la relativa circ. del MIC 14/11/2022, n. 48/2022, approfondiscono le indicazioni operative per gli interventi di restauro e ricostruzione degli edifici di interesse culturale integrate da specifiche indicazioni per gli edifici di culto, con attenzione alla sicurezza sismica degli edifici di interesse culturale (MIC 2022) e alle strutture danneggiate dagli ultimi eventi sismici. A sintesi di un percorso normativo parallelo a quelle dell’attuale d.m. del MIT 17 gennaio 2018 (MIT 2018), ma specifico per il 2 Commissario Straordinario del Governo ai fini della ricostruzione nei territori interessati dagli eventi sismici verificatesi a far data dal 24 Agosto 2016, Decreto n. 456 del 13 ottobre 2022, Allegato 2: La sicurezza sismica degli edifici di interesse culturale. 3 MIBACT DG, Circolare n. 53 del 22 dicembre 2017, della Direzione Generale Belle Arti e Paesaggio del MiBAC, Linee di indirizzo metodologiche e tecniche per la ricostruzione del patrimonio culturale danneggiato dal sisma del 24 agosto 2016 e seguenti., 53.

20 Ricerca • Sicurezza del patrimonio culturale Rapporto di sintesi complesso campo di applicazione dei beni culturali, in essa si legge quanto sia necessario, pertanto, seguire anche percorsi alternativi o integrativi dei procedimenti di calcolo, adottando il metodo induttivo-qualitativo (diagnostica intuitiva) e non solo quello deduttivo-quantitativo. Per assicurare la qualità del progetto occorre dunque lasciare spazio alla ricerca storica e all’osservazione, affinché gli elementi qualitativi che ne derivano possano consentire di individuare parametri di calcolo appropriati e aderenti rispetto alla costruzione storica, così da rendere sempre più attendibili le verifiche tecniche e le scelte progettuali effettuate. L’approccio del ‘miglioramento’, inteso come innalzamento del livello di sicurezza, quindi non è solo un accorgimento normativomesso in atto per evitare interventi troppo invasivi, tali da compromettere il rispetto di fondamentali richieste di conservazione, ma è il modo più appropriato di operare normalmente dal punto di vista della meccanica delle strutture. Esso è in grado di garantire prestazioni strutturali che, considerato anche l’elevato livello d’incertezza che caratterizza il tema della sicurezza strutturale degli edifici storici (in tutti i suoi aspetti, compresa la definizione delle condizioni che caratterizzano i vari stati limite), possono essere non sostanzialmente diverse da quelle formalmente attese con interventi inquadrabili nell’ambito dell’adeguamento. La criticità ancora attuale che si evince all’interno del panorama normativo italiano riguarda in particolar modo gli interventi di miglioramento sismico su edifici storici con funzioni rilevanti o strategiche. Il raggiungimento di livelli di sicurezza sismica molto elevati e quasi prossimi all’adeguamento, richiesti dal d.m. del MIT 17 gennaio 2018 (MIT 2018), spesso risultano non conciliabili con i criteri di conservazione, obbligando a un’attenta valutazione della sicurezza che può anche contemplare la sotto classificazione della destinazione d’uso dell’edificio a favore di un trasloco delle funzioni strategiche verso altre strutture più recenti o di nuova costruzione. La comparazione con altri paesi europei in termini di principali riferimenti normativi e buone pratiche Nel panorama normativo europeo non si evidenziano codici di grande rilievo contenenti specifici indirizzi tecnici per la riduzione della vulnerabilità sismica degli edifici di interesse culturale, ad eccezione della Direttiva italiana (MiBACT SG 2010) che viene spesso ‘esportata’ oltre il territorio nazionale come riferimento normativo in molti progetti di ricerca su cantieri pilota. La Commissione Europea, sensibile al tema della prevenzione da diversi rischi ambientali che possono compromettere la salvaguardia del patrimonio culturale europeo, promuove la formazione della comunità scientifica

21 Ricerca • Sicurezza del patrimonio culturale Rapporto di sintesi europea attraverso la divulgazione di specifiche linee guida derivanti dai risultati di alcuni importanti progetti di ricerca (Lagomarsino, Cattari, e Calderini 2012). Le norme tecniche di prevenzione sismica abbondano in molti Paesi e si sono dimostrate preziose per salvare vite e patrimonio costruito. Tuttavia, solo di recente si è prestata maggiore attenzione agli elementi non strutturali e ai contenuti, poiché ci si è resi conto che spesso questi elementi sono più costosi da riparare e sostituire rispetto all'edificio stesso. È quindi preoccupante che i musei spesso, non vengano trattati diversamente rispetto agli edifici ordinari e che non ci siano misure di prevenzione e protezione degli oggetti musealizzati. Persino l’Eurocode 8 (CEN 1998)4, che prevede uno standard di sicurezza superiore del 30% per gli edifici museali, include solo 2 pagine dedicate agli elementi non strutturali in un documento di 229 pagine. I musei, le gallerie e gli altri enti che si occupano di collezioni e oggetti d’arte devono riconoscere che le norme tecniche non sono sufficienti a proteggere le collezioni, poiché i contenuti sono di gran lunga più fragili e suscettibili ai terremoti di quanto non lo siano gli edifici che li ospitano. Esistono numerose norme e linee guida per elementi non strutturali (De Sortis et al, 2009), che potrebbero essere applicate alle collezioni e agli oggetti d’arte, con qualche modifica in quanto non tengono conto delle molte caratteristiche uniche dei materiali culturali o delle restrizioni inerenti alla loro conservazione. Comitati internazionali, istituzioni museali e culturali collaborano per delineare linee guida comuni, norme e protocolli condivisi per proteggere i musei e le collezioni dai vari rischi. Il volume Crime prevention and security management in museums (International Council of Museums 2015) era inteso come un testo generale con standard internazionali e procedure di sicurezza di base. In seguito, sono stati pubblicati altri libri, tra cui Running a Museum: A Practical Handbook (Boylan 2004), un manuale compatto nato come riferimento per chi lavora nei musei in Iraq, e successivamente, dato l'interesse universale dell'argomento, adattato per tutti i paesi. Gli altri testi in seguito pubblicati, come La sicurezza nei musei. Considerazioni e appunti introduttivi (Jalla 2015), sono accomunati dalla necessità di stabilire parametri e procedure comuni per proteggere, conservare e valorizzare i beni culturali. In Italia, il testo elaborato congiuntamente da Mibact, ICOM e Carabinieri nucleo tutela patrimonio culturale (Mibact et al, 2015) rappresenta il documento più aggiornato in questo campo. Pur essendo dedicato alla protezione da furti, vandalismo, terrorismo, contrabbando, ecc. propone utili misure e suggerimenti sulla valutazione del rischio museale. Questi 4 EN 1998. Eurocode 8: Design of structures for Earthquake Resistance. European Standard. European Committee for Standardiation, Brussels.

22 Ricerca • Sicurezza del patrimonio culturale Rapporto di sintesi documenti sono preziosi e necessari. Purtroppo, nessuno di essi prende in considerazione il rischio sismico. ICOM e UNESCO dedicano documenti all'emergenza e al recupero dopo i terremoti, ma non alla prevenzione (Sendai, 2015; ICOMOS, 2014; HFA, 2013; 2007). Ad oggi, il buon senso, la pratica e l'elevata competenza del personale museale sono le misure preventive più efficaci contro i terremoti. In pratica, alcuni musei hanno realizzato interventi di mitigazione del rischio sismico per alcuni oggetti d’arte (De Canio, 2012; Cigada, 2016), ma raramente si tratta di interventi preventivi. Questi interventi riguardano solitamente oggetti d’arte di grandi dimensioni o iconici, come le sculture, e prevedono l’utilizzo di tecnologie specifiche, come gli isolatori sismici (McKenzie, 2007). Ci sono stati alcuni esempi di sforzi per creare norme e linee guida specifiche per gli oggetti d’arte. Il terremoto di Atene del 1999 (ML=5,5 e MS=5,9, magnitudo delle onde di superficie, a 18-20 km dal centro storico di Atene), che ha causato danni alle collezioni museali, ha incoraggiato lo sviluppo della norma Greek Code for Seismic Resistant Structures (EAK 2000) 5 e nel 2002 il Ministero della Cultura greco ha pubblicato una serie di linee guida per la progettazione di sistemi di supporto degli oggetti d’arte e delle vetrine (Ghiossi et al. 2002). È evidente e attuale la necessità di fornire una normativa o delle linee guida per proteggere le collezioni museali e gli oggetti d’arte in generale. A seguito del terremoto umbro-marchigiano che ha causato ingenti danni alla chiesa di San Francesco di Assisi, mediante il progetto PATCH finanziato dalla Commissione Europea sono state elaborate le linee guida finalizzate alla realizzazione di procedure di intervento in emergenza e alla individuazione di pratiche di carattere preventivo, per evitare, per quanto possibile, che i danni vengano causati ai beni non solo dal terremoto, ma anche dalla sequenza di eventi che da esso sono scatenati, quali il crollo di muri che sostengono le opere, la massa di detriti che colpisce i contenitori disposti a protezione delle opere, gli allagamenti e le intemperie che colpiscono le aree dopo il sisma o gli incendi che si sviluppano a causa del collasso delle reti. 2.3 Valutazione e mitigazione del rischio sismico dei beni mobili Il tema della valutazione e mitigazione del rischio sismico dei beni mobili, definiti nel seguito oggetti d’arte, è stato affrontato attraverso la consultazione di articoli scientifici 5 Earthquake Planning and Protection Organization, OASP, 2000 Greek seismic code EAK 2000 in Greek.

23 Ricerca • Sicurezza del patrimonio culturale Rapporto di sintesi a livello nazionale e internazionale, nonché approfondendo le tematiche affrontate e i risultati raggiunti da cinque progetti di ricerca, qui di seguito descritti: 1. Il progetto DPC-ReLUIS (2010-2013), nell’ambito della Linea 2.2 - Valutazione della vulnerabilità e del rischio sismico di sistemi speciali - Task 2.2.5 Contenuti museali e aree archeologiche (Tav. 1) ha sviluppato un protocollo di analisi per la valutazione degli oggetti d’arte museali e un metodo speditivo per la valutazione della loro vulnerabilità. 2. Il progetto Prevention, Analysis and Tools for Cultural Heritage, P.A.T.C.H., (Tav. 2) parte dalla considerazione che prevenzione e pianificazione sono la miglior difesa contro i danni che i terremoti possono provocare sui beni culturali. In tale contesto il progetto si è prefissato come obiettivo principale la redazione di un manuale pratico di comportamenti da applicare in fase di prevenzione, di emergenza e di post-emergenza6. Particolare attenzione è posta alla valutazione della vulnerabilità intrinseca degli oggetti d’arte, in quanto essa consente di comprendere in fase di prevenzione quali saranno gli effetti negativi del sisma e di poter prendere in anticipo efficaci misure di protezione delle opere. 3. Il progetto RESIlience MUSeums, RESIMUS, (Tav. 3) è incentrato sulla valutazione della vulnerabilità sismica dei manufatti esposti all’interno del Museo del Bargello. Il primo tema affrontato nel progetto consiste nella messa a punto di uno strumento speditivo di agevole utilizzo per valutare la vulnerabilità sismica degli oggetti d’arte. I metodi di tipo speditivo nascono dalla necessità, ricorrente nel caso delle pubbliche amministrazioni, di tenere sotto controllo un elevato numero di manufatti con un ridotto impegno economico. Questo approccio, largamente rodato per quanto riguarda gli edifici e successivamente esteso a oggetti d’arte, è stato implementato e applicato al Museo del Bargello. 4. Il progetto Increasing Resilience of Cultural Heritage: a Supporting Decision Tool for the Safeguarding of Cultural Assets, RESCULT, (Tav. 4) mira a migliorare la capacità della Protezione Civile di prevenire/mitigare gli impatti dei disastri sul Patrimonio Culturale attraverso la realizzazione di una banca dati europea integrata interoperabile progettata per fornire un quadro unico per la Protezione Civile, i Ministeri nazionali, l'Unione Europea e le autorità locali come strumento decisionale di supporto per comprendere il rischio di danni al patrimonio culturale 6 Boldrini, Fabrizio, e Europäische Kommission. Linee guida europee per la salvaguardia dei beni culturali in caso di eventi sismici. Città di Castello (PG): Edimond, 2012.

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