Capitale italiana della cultura. Dal 2015 al 2022: dati, esperienze, cambiamenti.

251 Cap. 3 - Gli effetti prodotti dall’iniziativa “Capitale italiana della Cultura”: uno sguardo d’insieme sulla politica va e la mancanza di prassi consolidate in merito, i programmi proposti e realizzati hanno, di fatto, puntato prioritariamente su offerta e domanda culturale, ponendo in secondo piano gli altri ambiti. Per tutte le città (Cagliari, Lecce, Ravenna e Siena), la vivacità culturale rappresentava un ambito di investimento sicuro (trattandosi di un ambito costituito da punti di forza del territorio) e ha, dunque, configurato strategie di politica culturale piuttosto ‘prudenti’; la partecipazione, l’accesso e il senso di appartenenza, al contrario, costituivano terreni di sfida. Inoltre, in tutti i casi, trasferimento tecnologico e imprenditorialità, nonché attrattività turistico-culturale e posizionamento mediatico (esclusa la fattispecie dell’imprenditoria per Ravenna) sono stati ambiti rispetto ai quali sono state assunte strategie di azione perlopiù orientate a colmare dei gap emergenti dal contesto. Con riferimento all’ambito delle modalità di organizzazione e gestione dell’evento, in nessun caso, sembra potersi rilevare un investimento determinante (punteggio sempre inferiore a 3 su 5) e questo è da ricondursi, nuovamente, al fatto che le Capitali del 2015 hanno dovuto agire, nell’organizzazione e gestione, con rapidità, senza poter sperimentare nuovi processi o senza poter attivare nuove competenze. Con riferimento alla relazione esistente tra investimento e ritorno ottenuto, per tutte le capitali del 2015, è possibile rilevare effetti superiori alle risorse impiegate – economiche e non – per l’ambito dell’attrattività turistico-culturale e del posizionamento mediatico (area azzurra), ed effetti minori dell’impegno profuso per l’ambito della vivacità culturale (area gialla). Le edizioni successive al 2015 hanno esperito un iter di progettazione e candidatura profondamente diverso. L’aver elaborato un dossier appositamente sviluppato per la policy in oggetto (dimensionalmente adeguato e redatto in tempi congrui) ha consentito alle città insignite del titolo dal 2016 in poi di lavorare in modo più consapevole alla creazione di meccanismi di attuazione coerenti con le condizioni del contesto di partenza e orientati all’ottenimento di effetti meglio calibrati. Per queste ragioni, tali esperienze meritano un affondo specifico sui risultati riscontrati nel corso della valutazione. Mantova (cfr. fig. 3.4e), definita dai cittadini “la prima vera Capitale”, ha coniugato un approccio ‘prudente’ nel valorizzare punti di forza di partenza negli ambiti della vivacità culturale e del trasferimento tecnologico e dell’imprenditorialità, con un approccio ‘audace’ che ha inteso investire per dare forza all’accessibilità culturale e al turismo, ambiti meno qualificanti prima dell’anno della Capitale. Il perno intorno a cui tutta l’esperienza si è andata sviluppando è stato un modello di gestione solido che rimane, ancora oggi, uno degli elementi più rilevanti per la città: chiave del successo dell’iniziativa è stata la presenza del Comune e l’apporto di soggetti esterni qualificati. Ad oggi, la vivacità culturale della città, con il rinnovato complesso di Palazzo Te, polo di produzione culturale permanente, e i festival monografici e multidisciplinari, nonché il posizionamento mediatico, rappresentano le legacy più forti dell’iniziativa che hanno raggiunto livelli anche oltre l’investimento e lo sforzo profuso. Pistoia (cfr. fig. 3.4f), prima della Capitale, come più volte ripetuto dai soggetti coinvolti nelle interviste, “fanalino di coda della Toscana”, ha unito un approccio piuttosto ‘prudente’ negli ambiti della vivacità culturale (su cui si sono concentrati grandi sforzi dell’anno del titolo) e del trasferimento tecnologico e dell’imprenditoria (su cui programmaticamente non si è investito molto, considerando l’ambito non particolarmente forte nel contesto di partenza), con un approccio volto a cogliere le difficili sfide dell’incremento della partecipazione culturale, del miglioramento del posizionamento turistico e mediatico e dello sviluppo di un modello virtuoso di programmazione e gestione della cultura che

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