Capitale italiana della cultura. Dal 2015 al 2022: dati, esperienze, cambiamenti.

CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA. Dal 2015 al 2022: dati, esperienze, cambiamenti. 250 Figura 3.4i Procida 2022 Fonte: elaborazione PTSCLAS Rispetto ai modelli di sviluppo culturale osservati, come primo dato emergente dai risultati delle valutazioni condotte è possibile rilevare che, in tutti i casi esaminati, approcci ‘audaci’ e approcci ‘prudenti’ di politica culturale si combinano nelle politiche della stessa città? Sembra complessivamente emergere una prevalenza di città che hanno interpretato la CiC come una politica volta a creare sviluppo in ambiti in cui si trovavano, a livello di contesto, al di sotto della media nazionale (Q1) o finalizzata a rafforzare ulteriormente ambiti già considerati eccellenti (Q2). Sono prevalenti, ad ogni modo, strategie cosiddette ‘prudenti’ (Q2 – Q3). Osservando complessivamente i nove casi esaminati, sembra emergere, sul lato della relazione tra investimenti ed esiti, una leggera prevalenza di ambiti in cui all’investimento fatto nell’anno della Capitale ha fatto seguito un ritorno pressoché simile (38% del totale degli ambiti mappati su tutte le città del campione collocato nei pressi della diagonale) o superiore (33% del totale degli ambiti mappati su tutte le città del campione collocato nell’area azzurra) in termini di effetti. Rappresentano una minoranza gli ambiti per i quali si riscontra un ritorno inferiore allo sforzo profuso nell’anno del titolo. Passando ad una lettura più dettagliata delle città e guardando ai risultati mappati nelle figure precedenti, è possibile, innanzitutto, osservare come le Capitali del 2015 (cfr. figg. 3.4a-d) risultino aver investito, trasversalmente e in modo deciso, in vivacità culturale e partecipazione, accesso e senso di appartenenza. Unica eccezione è Ravenna che, grazie alla riqualificazione della Darsena e alla sua trasformazione non solo in contenitore culturale, ma anche in hub creativo per start up innovative, vede un importante sforzo progettuale nell’ambito del trasferimento tecnologico e dell’imprenditoria creativa. In generale, questa tendenza può dirsi il risultato di diversi fattori, in primis, la modalità con cui le città sono state insignite del titolo. Tutte le Capitali del 2015 non solo hanno dovuto rielaborare gli obiettivi di un programma infintamente più complesso come quello della ECoC, ma hanno anche avuto poco tempo (meno di sei mesi) a disposizione per riprogettare e implementare il palinsesto. Nel fare questo, complice la novità dell’iniziati-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExODM2NQ==