Capitale italiana della cultura. Dal 2015 al 2022: dati, esperienze, cambiamenti.

241 Cap. 3 - Gli effetti prodotti dall’iniziativa “Capitale italiana della Cultura”: uno sguardo d’insieme sulla politica Infine, occorre fare una riflessione sui modelli di sviluppo culturale trainati dall’ambito dell’imprenditorialità e del trasferimento tecnologico (modelli di sviluppo culturale CCI driven). Le due città che rientrano in questa categoria sono rappresentative di scelte di politica culturale opposte: per Ravenna, investire in questa direzione è stata una scelta volta a sfruttare la CiC come vettore di sviluppo di un settore carente; per Parma, invece, si è trattato di mettere a valore una vera eccellenza del territorio riconvertendone il potenziale a favore della crescita culturale. Atteso che, in termini di effetti, entrambe le città sono riuscite ad ottenere ritorni consistenti nell’ambito prevalente di investimento, a questi sono associate ricadute, nel primo caso, sulla vivacità culturale e, nel secondo, in partecipazione, accesso e senso di appartenenza. In tutto questo si tenga presente il ruolo rilevante giocato dalle tecnologie nell’esperienza di Parma condizionata dalla pandemia. Da quanto sinora detto è possibile desumere quanto segue: • I modelli di sviluppo culturale individuati per le città esaminate nella presente ricerca sono prevalentemente trainati da investimenti e sforzi realizzativi rivolti agli ambiti della vivacità culturale e della partecipazione culturale. • La complessità organizzativa di modelli di sviluppo culturale prevalentemente trainati dalla vivacità culturale ha richiesto iniziative che, nel medio periodo, si sono tradotte in effetti perduranti nella qualificazione dei modelli organizzativi e gestionali. • Vivacità e partecipazione culturale (cioè offerta e domanda culturale) sono profondamente interrelate da nessi di causalità che agiscono in entrambe le direzioni del binomio: ad un arricchimento dell’offerta corrispondono effetti di ampliamento, diversificazione e fidelizzazione dei pubblici, e, allo stesso modo, ad una maggiore capacità di accoglimento delle proposte culturali da parte della domanda corrisponde una maggiore attrattività e fertilità del tessuto creativo che, stimolato e richiamato, a sua volta, contribuisce ad una qualificazione dell’offerta culturale locale. • Territori apparentemente svantaggiati nelle condizioni di partenza rispetto alla gestione di eventi di portata e risonanza nazionale possono prepararsi adeguatamente ad accoglierli (creando reti, potenziando le infrastrutture, rafforzando la capacità ricettiva, ecc.) al fine di rendere queste iniziative opportunità in grado di agire come Moltiplicatori di effetti positivi che potranno verificarsi non solo nel settore culturale, ma in tutte le filiere ad esso connesse. • La Capitale italiana della cultura può essere interpretata sia come occasione di valorizzazione di punti di forza che come occasione di risoluzione di gap territoriali e i modelli di sviluppo culturali adottati, a seconda degli ambiti di intervento privilegiati, definiscono chiaramente la strategia prescelta, nell’uno o nell’altro senso. • Non sempre gli ambiti prevalenti di investimento evidenziati dai modelli di sviluppo culturale rilevati generano ritorni in ambiti coincidenti. Questo può rappresentare il frutto di strategie mirate o può trattarsi di risultati inattesi.

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