Capitale italiana della cultura. Dal 2015 al 2022: dati, esperienze, cambiamenti.

CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA. Dal 2015 al 2022: dati, esperienze, cambiamenti. 236 Seguendo il modello di valutazione adottato, la presente ricerca si propone di isolare, tramite l’analisi dei dieci casi oggetto di attenzione, i modelli di sviluppo culturale prevalenti e le legacy emergenti dalle esperienze di Capitale italiana della cultura. Per modello di sviluppo culturale si intende il meccanismo di implementazione messo in campo dalle città stante il contesto di partenza e data l’azione di progettazione. Per legacy, coerentemente, si intende, invece, l’insieme degli effetti innescati dal meccanismo già nel periodo di implementazione dell’iniziativa e successivamente messi a valore in ciascuno degli ambiti di valutazione richiamati. Per giungere alla determinazione di evidenze che permettano di astrarre i modelli di sviluppo culturale e la legacy delle esperienze occorre, tuttavia, fare un’ulteriore premessa che consente di cogliere come questi due aspetti, lungi dall’essere slegati tra loro, rappresentino, in realtà, due facce della stessa medaglia. Capitale italiana della cultura è una politica che mette a disposizione delle città una quota piuttosto contenuta di risorse pubbliche: un milione di euro per singola realtà urbana. Sarebbe, pertanto, errato effettuare una valutazione del ritorno sull’investimento considerando, come unica componente di quest’ultimo, le risorse provenienti dal Ministero della cultura. La CiC, e il milione che deriva da essa, devono, quindi, essere considerati solo come un innesco funzionale alla produzione di processi virtuosi di attivazione di forze all’interno della città. In questo senso, la parola stessa ‘investimento’ assume un significato tutto nuovo, profondamente diverso da quello economico, o meglio, finanziario, legato alla parte di contributo pubblico fornito all’iniziativa dal MiC. È investimento qualsiasi sforzo fatto dalle città, e dagli altri attori coinvolti, in ciascuno degli ambiti di valutazione considerati nella presente ricerca, atto a produrre, nel breve periodo, risultati, e, nel medio termine, effetti. Assunto questo punto di vista, risulterà evidente come, partendo dalla consapevolezza dell’esistenza di punti di forza o di debolezza all’interno del proprio territorio, ogni città avrà interpretato la sfida della Capitale italiana della cultura come un’occasione per valorizzare i primi e/o mitigare i secondi riponendo le proprie energie (investimenti) progettuali, produttive, organizzative o realizzative, su un ambito piuttosto che su un altro, talvolta concentrandole solo su alcuni aspetti, talaltra frazionandole su diversi fronti, ma sempre con l’unico obiettivo di lasciare degli effetti duraturi (e dunque produrre legacy). Questi ultimi potranno essersi prodotti o negli stessi ambiti in cui si è maggiormente investito o in ambiti diversi da essi. Il successo della policy non risiede tanto nella perfetta corrispondenza tra ambito di investimento e ambito di ritorno dello stesso, quanto piuttosto nella capacità di ciascuna realtà di saper correttamente interpretare le proprie condizioni di partenza al fine di produrre effetti coerenti con gli obiettivi stabiliti.

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