Capitale italiana della cultura. Dal 2015 al 2022: dati, esperienze, cambiamenti.

24 CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA. Dal 2015 al 2022: dati, esperienze, cambiamenti. Tutto ciò premesso, lo schema sviluppato ha come assunto di fondo quello proprio dell’approccio realista: il modello si basa sull’ipotesi che contesti – o input – diversi (C) conducano ad esiti (O) diversi, attraverso l’innesco di meccanismi di attuazione – obiettivi, processi e output – differenti (M). Gli esiti possono essere intesi su più livelli, ossia come: • Output i meri risultati concreti dell’intervento, ad esempio gli eventi realizzati; • Outcome i cambiamenti riscontrabili dopo l’intervento presso i destinatari dello stesso, ad esempio l’accrescimento della propensione individuale a partecipare a tali eventi; • Impatti i cambiamenti riscontrabili dopo l’intervento e generati da questo presso i beneficiari indiretti e la collettività nel suo complesso, ad esempio l’aumento della partecipazione agli eventi e la conseguente ricchezza generata per il territorio che li ospita. Nel modello, un ruolo di grande rilievo viene affidato alla policy – ossia l’iniziativa Capitale italiana della cultura (CiC) – così come delineata nei bandi con cui viene promossa. Essa, come visto in precedenza, presenta numerose complessità in quanto multidimensionale nei propri obiettivi e caratterizzata da uno sviluppo diacronico che ha visto una evoluzione nel tempo che – sebbene non sia valsa a snaturarne gli assunti strategici di base – ha permesso un aggiornamento costante alle nuove sensibilità via via emergenti. La policy, che già di per sé potrebbe determinare delle complessità di comparazione degli effetti tra diverse edizioni proprio per le intrinseche caratteristiche di mutazione nel tempo che la contraddistinguono, è la miccia della trasformazione, l’innesco. Essa, infatti, interviene sul contesto e genera un cambiamento a partire dalle risorse disponibili (input), intese non solo in termini meramente economici, ma più in generale come condizioni abilitanti per l’attivazione del meccanismo. Questo agire della policy su contesti differenziati determina, inoltre, un’ulteriore potenziale complessità collegata ai diversi effetti prodotti in relazione ai diversi input di partenza. Ma come avviene l’innesco di cui si è parlato? La policy si materializza e diviene esperienza culturale tramite due step di attivazione: la presentazione del dossier e la realizzazione del palinsesto. La stessa policy, però, non ha solo il potere di generare l’iniziativa, ma anche quello di modificare le condizioni stesse di partenza. La policy, dunque, dà vita ad un innesco circolare, con gli esiti che riportano un feedback sul contesto rafforzando le condizioni abilitanti per l’innesco del meccanismo e per la produzione di esiti ulteriori e corroborati. Il contesto e l’attivazione del meccanismo rappresentano il modello di sviluppo culturale proprio di ciascuna edizione. Essi sono l’insieme delle dotazioni del contesto e dei processi e delle attività che sonomessi in atto per creare gli eventi contenuti nel programma. Dall’altro lato, il meccanismo attivato e il palinsesto realizzato combinati con gli esiti generati rappresentano la legacy dell’iniziativa. In questo senso occorre fare una precisazione: il termine legacy è qui utilizzato per descrivere tutto ciò che resta dell’iniziativa e poiché il generarsi stesso di nuovi processi e nuove attività è di per sé, per le città, fonte di apprendimento, miglioramento e cambiamento, si ritiene fondamentale includere nella legacy dell’iniziativa non solo ciò che risulta dalla realizzazione degli eventi, ma anche i cambiamenti generati nel mentre.

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