Capitale italiana della cultura. Dal 2015 al 2022: dati, esperienze, cambiamenti.

CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA. Dal 2015 al 2022: dati, esperienze, cambiamenti. 206 limitato la partecipazione alle iniziative della CiC da parte delle categorie più fragili e/o la piena realizzazione di molte delle attività in programma, diminuendo le opportunità di un loro coinvolgimento più ampio. Questa stessa percezione, in particolare, è confermata anche dai rispondenti al questionario, secondo i quali la CiC avrebbe potuto agire ancora più efficacemente per rendere gli eventi/iniziative più accessibili (2,9 su 5), per stimolare la partecipazione di un tipo di pubblico diverso da quello che frequentava in precedenza gli eventi culturali (2,7 su 5) e per attrarre e avvicinare i giovani (2,5 su 5). Ciononostante, la Capitale – anche grazie all’estensione del titolo al 2021 che ha consentito di intercettare la ‘voglia di ripartire’ dopo le chiusure imposte dall’emergenza pandemica – è stata comunque in grado di generare un effetto positivo sulla propensione dei cittadini a partecipare a eventi/iniziative culturali (3,1 su 5), sebbene questo cambiamento, tenuto conto che l’esperienza si è appena conclusa, non può ancora essere verificato in termini di ampliamento della relativa domanda culturale. In questo senso, risulta positivo anche l’effetto generato sul senso di appartenenza e di consapevolezza dei cittadini rispetto agli eventi realizzati. Dalle interviste, in particolare, emerge chiaramente come i cittadini fossero consapevoli del fatto che Parma nel 2020 – e in seguito 2021 – fosse insignita del titolo di Capitale italiana della cultura (CiC) e delle potenziali ricadute che questo riconoscimento avrebbe potuto portare alla città, soprattutto grazie alle diverse iniziative inaugurali realizzate, tra le quali spicca la parata – che ha registrato una straordinaria partecipazione da parte della comunità – e la spinta mediatica data a Parma dalla CiC. Il questionario rivolto alla cittadinanza, invece, ha evidenzialo come la Capitale – nonostante le difficoltà generate dall’emergenza pandemica – abbia contribuito ad aumentare il senso di appartenenza (voto medio 3,1 su 5) e di fierezza per il percorso e i risultati raggiunti dalla città (voto medio 2,9 su 5). L’ambito turistico, che si caratterizzava in partenza per performance sotto la media nazionale, è stato interessato – in occasione della Capitale – dall’implementazione di strategie di comunicazione ad hoc e di set di strumenti/servizi che, come anticipato, soprattutto grazie alle nuove tecnologie, hanno consentito di mettere a sistema la proposta turistico-culturale cittadina e il relativo sistema di accoglienza, lasciando alla città alcuni importanti lasciti; il nuovo brand, la nuova immagine coordinata, la piattaforma, l’app e gli altri servizi/strumenti per l’accoglienza introdotti, in particolare, hanno contribuito e contribuiscono tuttora ad accrescere la visibilità e il posizionamento di Parma e del territorio all’esterno. Secondo gli intervistati, infatti, il titolo ha spinto la città a comunicare la propria immagine al di fuori dei propri confini, consentendogli di superare la ‘chiusura’ che da sempre la caratterizzava e, conseguentemente, di accrescere la propria visibilità e reputazione. Questo – come confermato anche dal questionario sottoposto alla comunità parmense – ha comportato, a seguito del titolo, un effettivo miglioramento dell’immagine della città (3,3 su 5). Viceversa, a causa delle continue limitazioni e restrizioni imposte dalla pandemia, non sono riscontrabili effetti significativi sull’attrattività della città che, pertanto, risulta essere l’elemento meno qualificante dell’esperienza. Nonostante, infatti, i primi effetti sull’attrattività turistico-culturale di Parma si sono manifestati già a partire dal 2019 – quando i musei e gli istituti similari cittadini hanno registrato un vero e proprio boom di visitatori rispetto all’annualità precedente (+161%) – nel 2020, la città non è riuscita a capitalizzare gli sforzi intrapresi a causa delle chiusure e limitazioni imposte dalla pandemia che hanno comportato un crollo sia degli arrivi (-59%) sia delle presenze (-58%). L’estensione del titolo al 2021, tuttavia, ha consentito

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