Cantiere Città. Potenziare le competenze per una città culturale sostenibile

75 Affinché una strategia culturale sia davvero condivisa e costruita intorno agli effettivi bisogni di cambiamento di chi la città la vive, è fondamentale che la dimensione partecipativa sia perseguita con metodo e sia, soprattutto, onesta e sincera. Enti e istituzioni dovrebbero decidere se intendono – o meno – sperimentare il valore della partecipazione per generare un cambiamento pensato con le persone oltre che per le persone3, nella consapevolezza che questa scelta comporta un investimento in termini di dedizione, tempo, risorse e competenze. Promuovere la partecipazione significa rendersi disponibili a mettere in discussione la linearità del proprio pensiero e ad accogliere un eventuale cambio di traiettoria derivante dal processo partecipativo. Lasciarsi permeare dalle sollecitazioni che provengono da chi interviene nel processo è un atto necessario per non disattendere le promesse – e le premesse – di una partecipazione dichiarata prioritaria e costitutiva di un cambiamento che richiama il diritto alla città e all’abitare. Condividere le azioni da intraprendere con larghe reti di soggetti portatori di istanze e interessi diversi – finanche divergenti – a volte può fare paura. Si rischiano dispersione e disapprovazione generalizzata e, in alcuni casi, si rischia di andare fuori dai binari del ‘tecnicamente ammissibile’ nelle forme e nelle modalità di attuazione. Per non generare frustrazione in chi è invitato a partecipare e percepisce flebile la propria voce nel contesto strategico, ma anche in chi ha necessità di non travalicare i limiti – tecnici o politici – della fattibilità progettuale, è importante delineare con precisione il perimetro della partecipazione; e definire, in maniera chiara, le regole del gioco affinché tutti gli attori sappiano esattamente che ruolo giocare, cosa aspettarsi e quanto possono incidere. A volte basta ‘semplicemente’ porre le giuste domande per avere risposte ascrivibili in pratiche realizzabili e futuri possibili e auspicabili. Per tratteggiare i principali step di un processo di coinvolgimento delle comunità finalizzato alla co-progettazione di strategie e iniziative di sviluppo locale, è utile farsi ispirare dalla metodologia dello Human-Centered Design4. Lo Human-Centered Design è, per definizione, un tipo di progettazione (design) che pone al centro le persone in tutte le loro dimensioni – fisiche, economiche, emotive ecc. – intendendo per ‘persone’ i destinatari di un nuovo prodotto e/o servizio. Applicare i principi dello Human-Centered Design ai progetti di sviluppo locale significa stabilire una relazione basata sul dialogo, l’ascolto e la collaborazione tra promotori e fruitori. Questo tipo di progettazione permette di analizzare problemi e bisogni da diverse prospettive, offrendo l’opportunità di esplorare soluzioni innovative attivando energie e competenze spesso silenti5. Cfr. in questo volume Luca Dal Pozzolo, Luogo, senso, progetto culturale, pp. 27-33. The Field Guide to Human-Centered Design, a cura di IDEO.org, 2015. Per approfondire la tematica si consiglia di visitare il sito di Maria Cristina Lavazza, in cui è possibile reperire articoli, approfondimenti e suggerimenti di lettura <www.mclavazza.it>. 3. 4. 5.

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