Cantiere Città. Potenziare le competenze per una città culturale sostenibile

54 Affinché le città possano favorire processi di ispirazione e immaginazione a base culturale devono mettersi in ascolto per riuscire a leggere in profondità il proprio territorio, che non è fatto solo di bisogni, istanze, necessità, ma anche e soprattutto di opportunità e risorse, molto spesso latenti, che hanno difficoltà a emergere e a essere coinvolte. Ne deriva che per incoraggiare la nascita di nuovi luoghi di vita e nuove forme di socialità le città devono riuscire a mantenere uno sguardo attento e allargato su una geografia di risorse paesaggistiche, urbanistiche e culturali molto diverse ma ugualmente rilevanti per ripensare le relazioni tra città e natura, tra città e cultura, tra spazi pieni e spazi vuoti6. Una visione che trova piena rispondenza nella prospettiva del welfare culturale, inteso come «un nuovo modello integrato di promozione del benessere e della salute degli individui e delle comunità, attraverso pratiche fondate sulle arti visive, performative e sul patrimonio culturale»7. Affrontare la complessità urbana attraverso l’approccio del welfare culturale: concetti e modelli di riferimento In questa direzione, alcuni concetti e modelli emergono come particolarmente significativi e utili per ripensare gli immaginari e i contesti urbani mettendo al centro le persone. In primo luogo, il concetto di ‘città aumentata’8 presenta una nuova visione urbana che «parte dalla città esistente per incrementarne le qualità e le capacità di rispondere alle esigenze degli abitanti»9, per progettare la trasformazione di una città policentrica e resiliente ai cambiamenti, collaborativa, con una maggiore vicinanza tra i cittadini, con una vita di relazioni in sicurezza, con l’offerta di servizi alle persone. Una città capace di creare contesti abilitanti di promozione del ‘ben-essere’ e delle potenzialità di chi anima lo spazio urbano. Una città capace di disegnare collettivamente nuove soluzioni. Questa visione converge – facendola propria – verso l’idea della ‘città della prossimità’10, intesa come una città da abitare, che parte da un approccio e una lettura in cui innovazione sociale, beni comuni, comunità locali, cura e lavoro di cura diventano parole chiave di progettualità che, grazie a infrastrutture coerenti, incluse le piattaforme digitali, si fanno agenti del cambiamento. Una ‘domesticità aumentata’ nello spazio pubblico, che diventa arcipelago di prossimità11. Cfr. Elena Granata, Placemaker. Gli inventori dei luoghi che abiteremo, Torino, Einaudi, 2021. Annalisa Cicerchia, Alessandra Rossi Ghiglione e Catterina Seia, Welfare culturale, «Atlante», Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 11 giugno 2020 <https://www.treccani.it/magazine/atlante/cultura/ Welfare.html#_ftn4>. Cfr. Maurizio Carta, Città aumentate. Dieci gesti-barriera per il futuro, Trento, Il Margine, 2021. Ivi, p. 19. Cfr. Ezio Manzini, Abitare la prossimità. Idee per la città dei 15 minuti, Milano, Egea, 2021. Cfr. Maurizio Carta, Le città della prossimità aumentata, «Il Giornale dell’Architettura», maggio 2020 <https://inchieste.ilgiornaledellarchitettura.com/le-citta-della-prossimita-aumentata/>. 6. 7. 8. 9. 10. 11.

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