Cantiere Città. Letture e strumenti per la città culturale.

51 Sempre più frequentemente le città enfatizzano alcuni caratteri che le contraddistinguono per motivi diversi: per stimolare cambiamenti di comportamento fra i residenti, per attirare turisti, per segnalare una specifica vocazione industriale e fare leva su vantaggi agglomerativi. Che si tratti di scelte di politica economica, di marketing territoriale o uno strumento di diplomazia culturale, la pratica di ‘etichettare’ le città è sempre più diffusa e orienta le scelte di pianificazione urbana e i modelli di sviluppo. Accanto alle città smart1, basate sulla centralizzazione di ampie basi di dati usate per pianificare attività e garantire una maggiore sicurezza ai residenti, sono arrivate le città creative2 e le città sostenibili3. I siti considerati dall’Unesco patrimonio mondiale dell’umanità sono stati antesignani di una logica di caratterizzazione geografica finalizzata non solo alla protezione del patrimonio, ma anche alla promozione territoriale4. Da questo punto di vista le capitali europee della cultura, lanciate nel 1985, hanno ulteriormente articolato la relazione tra cultura e sviluppo, lavorando su attività culturali e patrimonio immateriale, su cultura e welfare, su una relazione costruttiva fra residenti e turisti, incorporando progressivamente la protezione e la valorizzazione del paesaggio e delle tradizioni locali all’interno dei dossier di candidatura. Nel 2004 sono state poi introdotte dall’Unesco le già citate città creative, mentre gruppi di centri abitati creavano alleanze di varia natura5 per enfatizzare da un lato la loro specificità e dall’altro attivare processi di apprendimento collaborativo attorno a pratiche specifiche: la mobilità, la rendicontazione, la comunicazione, la partecipazione culturale, ecc. Lo sviluppo di alleanze su base volontaria e a geometria variabile accanto a progetti top-down (come Città sostenibili, strumenti e politiche per affrontare il cambiamento climatico Paola Dubini Università Bocconi Il termine è stato coniato all’inizio degli anni Novanta dall’International Business Machines Corporation (IBM). Per un’analisi dell’evoluzione del termine si veda ad esempio N. Komninos, L. Mora, Exploring the big picture of smart city research, «Scienze Regionali», vol. 17, 1/2018, pp. 33-56 disponibile su <https:// www.researchgate.net/profile/Luca-Mora-2/publication/319598847_Exploring_the_Big_Picture_of_ Smart_City_Research/links/5f8a94f0299bf1b53e2c44ad/Exploring-the-Big-Picture-of-Smart-City-Research.pdf> consultato il 19/12/2022. Cfr. C. Landry, The Creative City: a Toolkit for Urban Innovators, Earthscan, London 2000. Il termine ecocity o città verde da cui è partita la riflessione su città e sostenibilità è stato coniato in R. Register, Ecocity Berkeley: Building Cities for a Healthy Future, North Atlantic Books, Berkeley 1987. Il primo sito italiano iscritto nella lista Unesco, le incisioni rupestri della Val Camonica, data 1979. Si pensi ad esempio al World Cities Culture Forum avviato nel 2012. 1. 2. 3. 4. 5.

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