Cantiere Città. I percorsi delle città finaliste a Capitale italiana della cultura. L’esperienza della seconda edizione

21 La gestione partecipata dei ‘contenitori culturali’ Agli anni in cui i fondi strutturali hanno aiutato le città grandi, medie, piccole e piccolissime nella costruzione della propria infrastruttura culturale, arricchendole con musei, teatri/auditorium e biblioteche, sono succeduti gli anni in cui l’attenzione si è spostata sulla questione della gestione di questi luoghi della cultura e sulla loro capacità di attrarre attenzione, pubblico, attività, risorse. Lunga è stata, soprattutto al di fuori delle città metropolitane, la stagione dei musei chiusi e degli auditorium abbandonati: nel frattempo gli enti erogatori hanno cominciato a chiedere, nei bandi di gara, piani di gestione per tutte le nuove realtà culturali, ma sappiamo bene come non sempre le speranze riposte in queste previsioni si siano dimostrate realistiche. Se da un lato rimangono le istanze della comunità che ha bisogno di luoghi, possibilmente pubblici e comuni, in cui progettare, produrre e realizzare le attività che in larga misura costituiscono poi la vita culturale della città, dall’altro lato i costi della gestione ordinaria di questi spazi a disposizione del pubblico sono difficili da sostenere per soggetti piccoli e piccolissimi. Con questi vincoli più o meno cogenti in tutte le realtà, le opzioni che si sono aperte hanno riguardato il sostegno pubblico totale da parte delle amministrazioni dotate di sufficienti fondi da dedicare a questa attività, mentre in altri casi si sono cercate possibilità sperimentali con alterne fortune. Soprattutto per spazi che hanno una funzione sociale oltre che culturale, ma che non possono prevedere introiti significativi da bigliettazione, le possibilità realistiche di provvedere autonomamente alla propria gestione, anche solo nel contribuire parzialmente a coprire i costi fissi (per esempio le utenze), sono relativamente poche. Le innovazioni del Codice del Terzo settore aprono nuove strade per consentire proprio questo tipo di progetti, che hanno a cuore valori sociali oltre che culturali. In una corretta interpretazione del contributo che il non profit può apportare anche in un’ottica di crescita dell’occupazione, alcune esperienze cominciano a testare l’efficacia di nuove forme di collaborazione fra pubblico e terzo settore, nonostante l’incertezza che la sperimentazione di nuove forme di gestione necessariamente comporta. Nella seconda edizione di Cantiere Città due Comuni hanno lavorato in particolar modo su questa declinazione del tema, mettendo in luce i vantaggi di queste scelte ma non nascondendo, peraltro, lo sforzo che le stesse comportano per l’amministrazione in termini di impegno di risorse umane ed economiche. Il portato che emerge come elemento di particolare valore è in ogni caso il fatto che queste esperienze permettano a soggetti del terzo settore un’importante crescita professionalizzante e una pratica preziosa nell’accountability, accompagnando lo sviluppo e il consolidamento di competenze di programmazione e amministrative.

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