Cantiere Città. I percorsi delle città finaliste a Capitale italiana della cultura. L’esperienza della seconda edizione

Cantiere Città

Licenza L’edizione digitale del volume è pubblicata in Open Access. L’edizione è rilasciata con licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0: https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0/). La licenza consente di condividere i contenuti con qualsiasi mezzo e formato, di modificare i contenuti per qualsiasi fine, anche commerciale, purché sia inserita una menzione di paternità adeguata, sia fornito un link alla licenza, sia indicato se sono state effettuate delle modifiche e i materiali modificati siano distribuiti con la stessa licenza dei contenuti originari. 2024 Scuola dei beni e delle attività culturali Via del Collegio Romano 27 - 00186 Roma www.fondazionescuolapatrimonio.it Edizione cartacea ISBN 979-12-80311-20-7 Edizione digitale ISBN 979-12-80311-39-9 DOI 10.53125/979-12-80311-39-9

Cantiere Città I percorsi delle città finaliste a Capitale italiana della cultura L’esperienza della seconda edizione A cura di Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali

Questo volume presenta la sintesi dei risultati dei percorsi delle città nell’ambito del progetto «Cantiere Città. Un percorso di valorizzazione per le città finaliste a Capitale italiana della cultura 2025», promosso dal Ministero della Cultura (Servizio VI del Segretariato generale e Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali) e realizzato dalla Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali. VOLUME A cura di Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali Area Progetti d’innovazione e complessi Francesca Neri, Responsabile Agnieszka Śmigiel, Esperta in politiche culturali Segreteria organizzativa Alfredo Giacchetto Comunicazione / Editoria Roberta Fedele Livia Regali REVISIONE EDITORIALE Alessandro Prandoni PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE Milk Soup RINGRAZIAMENTI Ministero della Cultura Segretariato generale, Servizio VI - Eventi, mostre e manifestazioni Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali Si ringraziano le città che hanno preso parte al percorso, tutti gli esperti coinvolti e, in particolare, Luca Dal Pozzolo per la cortese rilettura critica del testo. Inoltre, si esprime un particolare ringraziamento al Servizio VI del Segretariato generale del Ministero della Cultura per il gentile supporto in tutte le fasi del progetto.

Indice Prefazione Introduzione Un viaggio tra i temi di Cantiere Città I temi co-progettati all’inizio del percorso I temi emersi lungo il percorso La condivisione delle politiche culturali Verso l’Osservatorio permanente della cultura del Comune di Spoleto Agrigento al centro delle relazioni e trasformazioni culturali della provincia Monte Sant’Angelo: dalla candidatura a Capitale italiana della cultura alla nomina a Capitale pugliese della cultura La gestione partecipata dei ‘contenitori culturali’ Aosta e il teatro Giacosa Uno spazio per la cultura giovane di Orvieto Assisi co-progetta un festival Il personaggio, l’evento storico e il brand territoriale Il parco letterario Ignazio Silone di Pescina San Tommaso a Roccasecca Il palio di Asti L’unione fa la forza: verso la rete delle città finaliste a Capitale italiana della cultura Conclusioni 10 11 13 13 14 16 17 18 19 21 22 22 23 25 26 27 27 29 32

Roma, Ministero della Cultura, Collegio Romano, sala Emeroteca, 22 maggio 2023. Masterclass inaugurale della seconda edizione di Cantiere Città. I rappresentanti delle dieci città finaliste sono accolti da Francesco Gilioli, capo di Gabinetto del Ministro della Cultura, e da Alessandra Vittorini, direttore della Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali. Foto: Giampaolo Demma / Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali

10 Alessandra Vittorini Direttore, Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali Agrigento, Aosta, Assisi, Asti, Bagnoregio, Monte Sant’Angelo, Orvieto, Pescina, Roccasecca, Spoleto sono le finaliste della competizione per il titolo di Capitale italiana della cultura 2025, che ha poi individuato e proclamato Agrigento città vincitrice. Ancora una volta realtà molto diverse – per collocazione geografica, dimensioni e contesto – che, partecipando a un percorso comune di confronto, condivisione ed empowerment, hanno animato l’esperienza di Cantiere Città. Giunto alla sua seconda edizione, Cantiere Città si conferma come una piattaforma di scambio e di rafforzamento delle competenze tra comunità unite dall’avventura della partecipazione alla selezione per il titolo di Capitale italiana della cultura. Si tratta, con tutta evidenza, di un fattore aggregante di forte valenza propulsiva e progettuale che, oltre ogni previsione, ha saputo dare i suoi frutti alle amministrazioni in relazione alle politiche, ai programmi e alle capacità operative. Cantiere Città è, infatti, un’iniziativa nata per rinforzare e supportare competenze già presenti e attive nei territori – capaci di proporre dossier validi e apprezzati, tanto da superare il primo livello della competizione – e in grado di beneficiare utilmente del fertile confronto collettivo che si sviluppa tra i protagonisti del programma, per ripensare e rimettere in gioco le idee e i progetti espressi nella fase di candidatura. E dar loro un futuro. Il programma, molto articolato, di questa seconda edizione è stato intenso e partecipato, sia per quanto riguarda i workshop specifici – espressamente dedicati alle singole realtà locali – sia per ciò che concerne le occasioni formative plenarie e collegiali. In questo breve volume raccogliamo l’intera esperienza dell’edizione 2023 di Cantiere Città, raccontando i temi, i progetti, le conoscenze e le soluzioni proposti da città e territori per la discussione comune. Prefazione

11 La metafora del ‘cantiere’ evoca un contesto in cui costantemente si lavora per costruire, riqualificare e rinnovare la città, sia fisicamente che concettualmente. Come un cantiere, la città è un luogo attivo in cui nuove idee e strategie sono progettate e messe in atto per migliorare la qualità della vita, favorire lo sviluppo sociale e culturale, stimolare l’espressione artistica e preservare il patrimonio storico. Nel contesto della pianificazione delle strategie e delle politiche culturali per le città, il concetto di cantiere suggerisce come il processo di sviluppo e attuazione di iniziative culturali sia un percorso in evoluzione. Implica che la città stessa si costituisca come un soggetto attivo e un luogo di sperimentazione, apprendimento e innovazione, in cui le iniziative culturali vengono ideate, testate e adattate per rispondere alle sfide della contemporaneità e ai mutevoli bisogni delle comunità di oggi. Fondamentalmente, considerare la città come un cantiere per le strategie e politiche culturali implica un approccio dinamico e coinvolgente alla pianificazione, in cui si favorisce la collaborazione tra amministrazioni comunali, stakeholder territoriali, cittadini, esperti, artisti e istituzioni per ripensare l’ambiente urbano, rendendolo più stimolante culturalmente, vibrante, arricchito e, dove possibile, rinnovato anche nelle sue componenti edilizie e infrastrutturali. Il concetto di città intesa come luogo di sperimentazione e innovazione delle strategie culturali trova una manifestazione tangibile nel progetto «Cantiere Città. Un percorso di valorizzazione per le città finaliste a Capitale italiana della cultura», giunto alla sua seconda edizione nel 2023 con la partecipazione di Agrigento, Aosta, Assisi (Perugia), Asti, Bagnoregio (Viterbo), Monte Sant’Angelo (Foggia), Orvieto (Terni), Pescina (L’Aquila), Roccasecca (Frosinone) e Spoleto (Perugia), candidate a Capitale italiana della cultura 2025. Esso offre un programma mirato al consolidamento delle capacità progettuali creato su misura per le città che si identificano nel valore della cultura come strumento per favorire la crescita e la trasformazione sotto il profilo sociale, economico e civile. Ideato e promosso dal Ministero della Cultura e dalla Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali, il progetto mira, tra l’altro, a riattivare le reti di collaborazione e a ravvivare le energie creative e le idee emerse durante il processo di candidatura. Offre strumenti e supporto per sviluppare progetti culturali di qualità e identifica soluzioni operabili, promuovendo la sostenibilità ambientale ed economica nel patrimonio culturale. Cantiere Città si propone di mettere al centro del tavolo di lavoro quelle iniziative di qualità che rischiano di non vedere mai la luce, anche per una certa disaffezione che consegue al mancato ottenimento del titolo. In questa prospettiva, il progetto agisce – ispirandosi al concetto di cantiere in continuo adattamento – come un mezzo per far rivivere, sviluppare o almeno ‘mettere in sicurezza’ le idee più promettenti emerse durante la fase di progettazione del dossier di candidatura. Introduzione

12 Il principio fondante di Cantiere Città, che ha guidato l’intero percorso, si basa sull’ascolto attento delle esigenze delle diverse città coinvolte, con l’obiettivo di sviluppare attività mirate al potenziamento delle capacità progettuali delle amministrazioni comunali e di tutti gli altri attori coinvolti nei rispettivi territori. Questi ultimi differiscono ampiamente tra loro per dimensioni, popolazione, ubicazione geografica, sviluppo infrastrutturale, specificità culturali e base economica. Tuttavia, condividono diverse problematiche e tematiche, tipiche delle realtà di dimensioni medie e piccole: carenza di personale, difficoltà nelle procedure amministrative, mancanza di risorse, interesse altalenante della classe politica per le questioni culturali, frequente ricambio della compagine politica e possibili disarmonie legate all’esternalizzazione della progettazione. In questo accompagnamento alle città finaliste durato otto mesi, il sostegno di Cantiere Città si è concretizzato non solo nel percorso personalizzato per ciascun comune, partendo dall’identificazione e dalla riaffermazione degli obiettivi, seguite da una loro verifica tramite workshop dedicati, ma anche nella realizzazione di due masterclass in presenza (una al principio e una a chiusura del progetto) e tre corsi tematici online, ciascuno strutturato in tre sessioni. Monte Sant’Angelo (Foggia), Meta Museo Etnografico Tancredi. Workshop in presenza di Cantiere Città con gli stakeholder territoriali. Foto: Giampaolo Demma / Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali

13 Un viaggio tra i temi di Cantiere Città I temi co-progettati all’inizio del percorso I corsi tematici sono stati co-progettati collettivamente in occasione della prima masterclass di Cantiere Città a Roma con il supporto dei tre esperti coinvolti in questa edizione del progetto (Luca Dal Pozzolo, Sarah Dominique Orlandi, Irene Sanesi) e riguardano tre aspetti cruciali per le città che considerano la cultura come motore per lo sviluppo socio-economico dei loro territori: il fundraising per i progetti culturali, gli strumenti per il coinvolgimento della comunità intorno ai beni e ai progetti culturali e il welfare culturale. Attorno a questi temi sono stati sviluppati tre corsi online in collaborazione con operatori culturali di comprovata esperienza nel settore (Scuola di Fundraising di Roma, Melting Pro, CCW-Cultural Welfare Center). Strumenti e strategie per il fundraising culturale Il primo corso si è concentrato sul fundraising culturale, esplorando le condizioni e gli strumenti necessari per avviare strategie di raccolta fondi coinvolgendo attivamente le comunità locali. Infatti, i tre incontri erano indirizzati a far comprendere – anche attraverso la presentazione di buone pratiche – che al centro della grande sfida della sostenibilità economica non vi è, tanto o solo, la necessità di reperire risorse per un’iniziativa o un evento, ma va posta in posizione centrale la costruzione di un processo di partecipazione della comunità alla gestione, alla valorizzazione e alla fruizione dei beni comuni culturali. La condivisione è alla base della produzione dei valori che contribuiscono a creare uno sviluppo ‘a base culturale’ e un welfare sociale soddisfacente, condizione necessaria per coinvolgere soggetti privati nel sostenere il progetto culturale. Coinvolgimento delle comunità, community building e audience development Il secondo corso ha invitato gli amministratori comunali a riflettere sulle modalità d’uso degli strumenti di coinvolgimento attivo della comunità nei processi di elaborazione e ottimizzazione delle strategie culturali per le città. Attraverso un approccio pratico e creativo, ha teso a migliorare il capitale relazionale e l’impatto delle attività culturali sulle comunità e sui territori. I tre incontri sono stati strutturati in modo da agevolare la comprensione dei concetti, degli strumenti e delle buone pratiche attraverso continui momenti di interazione con i docenti e tra i partecipanti stessi. Verso un welfare culturale Il terzo corso ha esplorato il rapporto multidisciplinare tra cultura e salute, sottolineando l’effetto positivo che l’arte e la cultura possono avere sul benessere individuale e collettivo in una prospettiva di equità sociale e di sviluppo sostenibile delle città. Median-

14 te l’esplorazione di diverse buone pratiche presentate dai protagonisti delle iniziative stesse, il corso ha cercato di rispondere alla domanda su come le città di oggi possano garantire il welfare culturale delle persone e delle comunità di appartenenza. L’obiettivo ultimo consiste nel promuovere la diffusione di pratiche replicabili e misurabili, che possano produrre un impatto sociale tangibile e contribuire alla formulazione di politiche culturali coerenti con questa visione. Le riflessioni emerse durante questi corsi sono state raccolte nel volume Cantiere Città. Potenziare le competenze per una città culturale sostenibile. Il libro raccoglie – con la partecipazione di esperti del settore – considerazioni, spunti, raccomandazioni e interrogativi emersi durante l’esperienza intensa della seconda edizione di Cantiere Città. I temi emersi lungo il percorso Questa seconda edizione di Cantiere Città ha confermato la crucialità di alcune tematiche per le amministrazioni che mettono al centro del proprio modello di sviluppo la valorizzazione e la gestione dei beni culturali. Un primo tema fondamentale è quello dei modelli di gestione da adottare, siano essi dedicati al coordinamento delle attività in un singolo luogo della cultura, in una rete di musei o in una stagione di eventi. Il campo delle possibilità è vasto e in continuo aggiornamento, ma ogni situazione richiede ovviamente un adattamento dei modelli al contesto specifico. Allo stesso modo, in connessione al primo tema, permane l’interesse in relazione alla creazione di reti, al loro sostegno e alla ricerca di un equilibrio fra esercizio della democrazia ed esigenze di tempestività ed efficienza. Fondamentali in questo processo sono i meccanismi della comunicazione, che rendono possibile la creazione e il mantenimento di una community. Gli stessi meccanismi sono poi centrali nelle attività di fundraising, alle quali nessuno può oramai sottrarsi. Più specifica, in questa edizione, è la riflessione su alcuni valori che paiono tra loro in opposizione, ma che, nella loro dialettica, invitano alla ricerca di un punto di equilibrio. È questo il caso di una concezione partecipata e democratica della cultura, nella quale il pubblico non è più solo il ricettore di un’offerta culturale, ma entra nel processo di produzione, oltre che nella gestione. Questa visione deve però confrontarsi con l’autorialità del processo creativo artistico, che può comportare forti responsabilità individuali e che non sempre, e non per tutti, prevede un confronto continuo e allargato con i diversi pubblici. L’esigenza di sostenere la ricerca artistica fortemente innovativa, anche attraverso eventi o residenze, si confronta con la necessità delle amministrazioni di sostenere, al contempo, attività culturali alle quali la comunità partecipi numerosa, con le difficoltà conseguenti in merito alla scelta della direzione e/o della curatela artistica: fin dove può spingersi un comune in autonomia? Che relazione deve impostare con le profes-

15 sionalità che recluta sul mercato? Come può favorire un trasferimento di competenze fra queste e lo staff stabilmente in capo al comune? Rimangono al centro della riflessione i temi della sostenibilità in tutte le sue declinazioni e della legacy, ovvero un ragionamento su come rendere i progetti culturali capaci di produrre risultati durevoli e con impatti in grado di estendersi significativamente nel futuro. Molta attenzione, non a caso, è stata attribuita da tutti i partecipanti al tema dei giovani e a quello del rischio di spopolamento. Peculiare in questa edizione di Cantiere Città è stata anche, infatti, la centralità attribuita al tema della ‘restanza’, cardine di alcuni dei dossier di candidatura delle città a Capitale italiana della cultura. I comuni di questa edizione sono in larghissima misura città delle aree interne, in cui è spesso difficile offrire occasioni lavorative soddisfacenti ai giovani, favorendo il loro ancoraggio al territorio. La cultura può svolgere un ruolo di collante della comunità e, al tempo stesso, essere anche un motore per lo sviluppo locale. Le città che scelgono di partecipare alla competizione a Capitale italiana della cultura sono convinte di questo, ma le strategie di sviluppo si dispiegano necessariamente sul lungo periodo e sono inevitabilmente di complessa attuazione. Cantiere Città è uno spazio in cui le città che condividono questi presupposti si confrontano su come trasformare progetti in realtà. Cantiere Città ha infatti lavorato molto, anche in questa edizione, nei momenti formali e informali, sul valore del confronto peer-to-peer con la connessa creazione di una comunità di scambio e mutuo apprendimento fra colleghi; ha messo in campo un’opportunità per rompere ‘la solitudine dell’amministratore’, per scambiare buone pratiche e soluzioni operative e per far conoscere la propria esperienza al di fuori del proprio contesto territoriale.

16 La condivisione delle politiche culturali Esplorare il dominio delle politiche culturali implica necessariamente riflettere sulle dinamiche che si sviluppano tra i detentori del potere politico, i cosiddetti ‘policy maker’, e gli altri attori culturali presenti sul territorio, nonché con i cittadini stessi, ovvero coloro che costituiscono i principali fruitori dell’offerta culturale. Affrontare il tema della condivisione delle politiche culturali porta inevitabilmente a interrogarsi sugli equilibri da stabilire tra i policy maker e gli altri soggetti coinvolti nel processo di ripensamento e ridefinizione delle strategie culturali. Quale dovrebbe essere il ruolo dell’amministrazione e quali sono le possibili funzioni che gli stakeholder locali potrebbero assumere in questo quadro di relazioni? Inoltre, come dovrebbero essere considerate e inglobate nelle strategie culturali le esigenze dei cittadini? L’azione di chi ha esplorato queste nuove forme di co-progettazione si fonda su di un’interpretazione delle politiche culturali coerente con una visione molto ampia dell’esperienza culturale, che abbraccia una vasta gamma di pratiche umane, spaziando dalla creatività contemporanea e dallo spettacolo dal vivo per arrivare alle manifestazioni ed emergenze del patrimonio culturale immateriale. Adottare una prospettiva così vasta e, di conseguenza, più inclusiva consente di superare l’approccio tradizionalmente ‘elitario’ alla cultura, aprendo le politiche culturali alla diversità e, in particolare, a nuovi attori, gruppi, comunità, organizzazioni e istituzioni che in passato potrebbero non aver ricevuto un’adeguata considerazione nel dibattito. Di fatto, la partecipazione attiva delle comunità alla vita culturale può essere considerata oggi uno degli obiettivi principali delle politiche democratiche, perché tocca il cuore della cosiddetta cittadinanza attiva, stimolando l’esercizio dei diritti civici da parte dei diversi gruppi sociali dei cittadini. L’accesso alla cultura e la partecipazione alla pianificazione culturale, in termini di co-programmazione e co-progettazione, sono ormai questioni centrali nelle agende e nelle strategie italiane, europee e internazionali. La cooperazione richiede una governance multilivello tra ministeri, regioni, comuni ed enti locali per le politiche culturali, con un approccio strategico per la valorizzazione di beni materiali e immateriali, nonché delle industrie creative. Si tratta di modelli esportabili anche a scala più piccola nei contesti locali, talvolta marginalizzati, che richiedono una visione strategica di coinvolgimento democratico. Grazie alla partecipazione di una pluralità di soggetti nelle attività di co-programmazione e al confronto tra diverse prospettive, è possibile ottenere una lettura più approfondita dei bisogni e un’analisi più accurata degli interventi necessari, individuando anche una varietà di risorse che possono essere coinvolte e attivate per soddisfare le esigenze culturali delle realtà locali. In Italia, la condivisione delle politiche culturali sta diventando un elemento via via più cruciale per la costruzione di una società inclusiva e diversificata. Le amministrazioni

17 si rendono sempre più conto che le politiche culturali fungono da pilastri per la valorizzazione e la conservazione del patrimonio dei rispettivi territori, svolgendo un ruolo fondamentale nella promozione delle eccellenze territoriali e del turismo esperienziale e nella creazione di un legame coeso tra le diverse comunità. Questa condivisione implica la partecipazione attiva di cittadini, istituzioni culturali e organizzazioni non governative, per ricomporre un quadro capace di integrare e far convivere le esigenze e le aspirazioni delle comunità di appartenenza. In questa prospettiva, la discussione e l’adozione di politiche culturali condivise diventano un veicolo essenziale per la promozione delle diversità, della crescita personale e della coesione sociale e per contribuire a definire le linee strategiche dei rispettivi territori in un contesto globale sempre più interconnesso. Il progetto Cantiere Città ha offerto l’opportunità di assistere a diversi tentativi di condivisione delle politiche culturali da parte delle amministrazioni comunali con stakeholder territoriali, enti del terzo settore e cittadini, con l’obiettivo di migliorare la programmazione e coordinare le attività culturali del territorio in un calendario unico che può essere comunicato meglio. Verso l’Osservatorio permanente della cultura del Comune di Spoleto In occasione della preparazione del dossier La cultura genera energia per la Capitale italiana della cultura 2025, il Comune di Spoleto è riuscito a costruire un’ampia rete collaborativa a supporto della candidatura composta da tutte le istituzioni e le associazioni culturali del territorio, da concittadini illustri e da oltre cinquantaquattro borghi circostanti che hanno lavorato sui temi e sulle sfide della contemporaneità, quali ambiente e sostenibilità, cambiamenti climatici, futuro del pianeta e dell’umanità. A distanza di un anno dalla presentazione del dossier, il Comune di Spoleto ha deciso di riattivare la rete creata appositamente per la candidatura al fine di offrire nuove opportunità di confronto, ascolto e partecipazione democratica a tutti gli attori del territorio, chiamati a esprimere la propria visione culturale. Attraverso la creazione dell’Osservatorio permanente della cultura, Spoleto mira a costruire – come affermano i protagonisti dell’iniziativa – «una palestra di democrazia e un’agorà moderna», delineando un modello basato su qualità, innovazione, rigenerazione, internazionalizzazione, istruzione, giovani e occupazione. Con questo nuovo strumento, il Comune di Spoleto cerca di ‘fare sistema’, unendo le forze di tutti gli stakeholder della cultura per sostenere progetti culturali e turistici del territorio vincenti e sostenibili. Tra i principali compiti assegnati all’Osservatorio permanente rientrano l’analisi delle esigenze del territorio in ambito culturale, lo scambio delle esperienze, la costituzione di uno spazio di confronto sulle diverse visioni della cultura presenti sul territorio e il monitoraggio dell’offerta culturale, con l’intento di creare un

18 palinsesto completo non solo delle principali manifestazioni già esistenti, come il Festival dei Due Mondi, la Stagione lirica, la Settimana di studi sull’Alto Medioevo e la Settimana internazionale della danza, ma anche di ogni altro appuntamento programmabile per il futuro. In pratica, attraverso l’Osservatorio, il Comune cerca di attivare percorsi sinergici tra le istituzioni per dare forma a un’offerta culturale ricca, composta da proposte provenienti non solo dagli enti pubblici ma anche dal terzo settore e dalle associazioni giovanili. L’obiettivo primario è coordinare la programmazione degli eventi culturali di tutti gli attori territoriali per offrire un’esperienza integrata ai visitatori, facilitando anche la sua comunicazione ai residenti e ai turisti. Dai primi incontri dell’Osservatorio emergono temi prioritari, come l’accessibilità intesa non solo come spazio fisico ma anche cognitivo, al fine di coinvolgere un pubblico più ampio. Altri temi includono il rapporto tra il centro storico e le frazioni circostanti, ormai completamente autonomi, cercando di stabilire un nuovo legame tra il centro e le diverse frazioni. L’Amministrazione cittadina desidera riaffermare il proprio ruolo non solo come centro amministrativo, ma anche come cuore pulsante della città e della provincia, riconoscendo altresì l’importanza di altre istituzioni di rilievo. L’obiettivo della costituzione dell’Osservatorio consiste nel dar vita a un luogo in cui, con il coordinamento del Comune, si possano pianificare in maniera sinergica ed efficace le attività culturali del territorio. Agrigento al centro delle relazioni e trasformazioni culturali della provincia Agrigento si è aggiudicata il titolo di Capitale italiana della cultura 2025 grazie alla visione progettuale che pone al centro la relazione tra l’individuo, l’altro e la natura, coinvolgendo non solo l’isola di Lampedusa ma anche i quarantadue comuni della provincia. Il cuore della proposta si concentra sull’ospitalità e sull’accoglienza, rispondendo in modo organico all’obiettivo di offrire un’esperienza ricca e di risonanza nazionale e internazionale. Avvalendosi del vastissimo patrimonio culturale del territorio, il progetto si propone di promuovere un’offerta articolata, adottando un approccio innovativo improntato alla promozione e allo sviluppo socio-economico. Il programma culturale proposto mira a far diventare la città di Agrigento il nodo principale di un sistema territoriale che si estende dalla costa africana della Sicilia all’entroterra. Il progetto incarna l’idea di una Capitale italiana della cultura che non può limitarsi al contesto di una singola città, provincia o regione, ma deve necessariamente estendersi. Questo presupposto fornisce un punto di partenza per il confronto e la condivisione delle strategie culturali di Agrigento con tutti i comuni della provincia in vista dell’anno 2025. Attraverso il dialogo con i rappresentanti dei quarantadue comuni, supportato da Cantiere Città, Agrigento ha raccolto le visioni strategiche e le opinioni dei

19 partner riguardo agli obiettivi primari da perseguire nell’ambito del turismo, degli eventi culturali, del rafforzamento delle reti territoriali, dello sviluppo occupazionale, delle politiche giovanili e della crescita culturale della popolazione residente. In sintesi, tutti i comuni della provincia vedono nella creazione di una nuova reputazione di Agrigento come meta più completa di turismo culturale un’opportunità unica per promuovere e valorizzare le ricchezze culturali, storiche e culinarie della regione. Gli obiettivi comuni spaziano dalla conservazione del patrimonio archeologico allo sviluppo del turismo sostenibile, con un’enfasi sull’accoglienza e la collaborazione tra i comuni per massimizzare la visibilità e l’impatto culturale complessivo sulla provincia. Agrigento, designata Capitale italiana della cultura 2025, rappresenta quindi un percorso di collaborazione con l’intero territorio; partendo dall’assunto che la Valle dei Templi costituisce il principale attrattore della città, Agrigento riconosce la necessità di interagire attivamente con la realtà circostante. L’obiettivo è garantire un’offerta culturale ricca e diversificata, consentendo ai visitatori di instaurare connessioni significative con gli abitanti del luogo e la comunità locale. Attraverso iniziative legate all’arte contemporanea e attività pensate per l’entroterra, il progetto mira a generare nuove prospettive e opportunità di crescita per l’intero territorio. Come sottolineano i progettisti di Agrigento 2025, nonostante sia comune considerare il patrimonio monumentale, in questo caso la Valle dei Templi, come il principale polo attrattivo, si comprende che senza un coinvolgimento attivo della zona circostante lo sviluppo del territorio rimane limitato. Il progetto di Agrigento vuole dimostrare che anche il circondario può evolversi ed entrare positivamente in relazione con il nucleo centrale e cuore pulsante di una realtà geografica e amministrativa. Monte Sant’Angelo: dalla candidatura a Capitale italiana della cultura alla nomina a Capitale pugliese della cultura La candidatura a Capitale italiana della cultura 2025, che coinvolge un ampio territorio intorno a Monte Sant’Angelo, aveva come obiettivo principale quello di superare la dicotomia tra centro e periferia per arrivare a una collaborazione sinergica volta a valorizzare le complementarità. La strategia per potenziare le zone interne del Gargano doveva concretizzarsi attraverso l’impulso alla crescita della vita culturale, l’adozione di processi di innovazione sociale e una stretta collaborazione con il settore della formazione. L’impegno primario consisteva nel contrastare lo spopolamento generando opportunità occupazionali, soprattutto per i giovani. La competizione ha visto il Comune collaborare attivamente con altre istituzioni locali della Puglia, imprese, enti formativi e associazioni territoriali, tutti uniti nell’obiettivo di promuovere l’occupazione, l’innovazione sociale, il legame profondo con il territorio e il ripopolamento delle aree interne. Questi sforzi venivano sostenuti da una forte alleanza con il mondo della

20 formazione e dall’introduzione di misure mirate a contrastare e mitigare gli impatti avversi del cambiamento climatico. Numerosi temi e progettualità che Monte Sant’Angelo potrà comunque sviluppare grazie soprattutto a uno stanziamento di 300.000 euro da parte della Regione Puglia per le città partecipanti al titolo di Capitale italiana della cultura arrivate a essere finaliste, che diventano così automaticamente Capitale pugliese della cultura. Nell’ottica di avviare il programma del 2024 come Capitale pugliese della cultura, Monte Sant’Angelo ha organizzato tavoli di co-progettazione e co-programmazione con oltre trenta soggetti tra imprese, associazioni, enti, organizzazioni pubbliche e private del territorio. Il tavolo permanente su cultura e turismo, in particolare, rappresenta un progetto di partecipazione attiva che si occupa delle attività culturali in senso ampio, partendo da quelle più semplici e frequenti, come la lettura di un libro, fino ad arrivare alla complessità dei grandi eventi. Il programma specifico su cui Cantiere Città e Monte Sant’Angelo hanno lavorato insieme consiste nel trasformare la città in un laboratorio permanente attraverso la creazione di residenze culturali: luoghi di formazione e produzione per la musica, il teatro, la danza e il cinema, che coinvolgano i cittadini non solo come spettatori ma anche come protagonisti attivi del ‘fare cultura’. Attraverso l’esercizio di co-progettazione, gli attori territoriali, riorganizzati in gruppi, hanno manifestato la loro disponibilità a cooperare alla realizzazione delle residenze culturali, offrendo diversi contributi che spaziano dalla condivisione dei contenuti relativi ai beni materiali e immateriali del territorio al sostegno degli artisti in residenza, dalla messa a disposizione degli spazi al supporto nella comunicazione e al coinvolgimento dei residenti. Inoltre, è stata avviata una discussione durante la quale sono state definite le linee guida principali necessarie per avviare il percorso che porterà alla creazione di un cartellone unico di eventi e progetti per il 2024 che, partendo dal dossier di candidatura, ne metta a sistema i punti di forza. Il valore aggiunto dell’iniziativa risiede nell’impegno dell’Amministrazione di rendere le residenze il fiore all’occhiello del programma della Capitale pugliese della cultura 2024. Tale impegno si manifesta attraverso la ricerca di nuove e ambiziose piste progettuali e il lavoro attivo nello sviluppo di un inedito modello per le residenze culturali, che mirano a diventare un autentico biglietto da visita del Comune.

21 La gestione partecipata dei ‘contenitori culturali’ Agli anni in cui i fondi strutturali hanno aiutato le città grandi, medie, piccole e piccolissime nella costruzione della propria infrastruttura culturale, arricchendole con musei, teatri/auditorium e biblioteche, sono succeduti gli anni in cui l’attenzione si è spostata sulla questione della gestione di questi luoghi della cultura e sulla loro capacità di attrarre attenzione, pubblico, attività, risorse. Lunga è stata, soprattutto al di fuori delle città metropolitane, la stagione dei musei chiusi e degli auditorium abbandonati: nel frattempo gli enti erogatori hanno cominciato a chiedere, nei bandi di gara, piani di gestione per tutte le nuove realtà culturali, ma sappiamo bene come non sempre le speranze riposte in queste previsioni si siano dimostrate realistiche. Se da un lato rimangono le istanze della comunità che ha bisogno di luoghi, possibilmente pubblici e comuni, in cui progettare, produrre e realizzare le attività che in larga misura costituiscono poi la vita culturale della città, dall’altro lato i costi della gestione ordinaria di questi spazi a disposizione del pubblico sono difficili da sostenere per soggetti piccoli e piccolissimi. Con questi vincoli più o meno cogenti in tutte le realtà, le opzioni che si sono aperte hanno riguardato il sostegno pubblico totale da parte delle amministrazioni dotate di sufficienti fondi da dedicare a questa attività, mentre in altri casi si sono cercate possibilità sperimentali con alterne fortune. Soprattutto per spazi che hanno una funzione sociale oltre che culturale, ma che non possono prevedere introiti significativi da bigliettazione, le possibilità realistiche di provvedere autonomamente alla propria gestione, anche solo nel contribuire parzialmente a coprire i costi fissi (per esempio le utenze), sono relativamente poche. Le innovazioni del Codice del Terzo settore aprono nuove strade per consentire proprio questo tipo di progetti, che hanno a cuore valori sociali oltre che culturali. In una corretta interpretazione del contributo che il non profit può apportare anche in un’ottica di crescita dell’occupazione, alcune esperienze cominciano a testare l’efficacia di nuove forme di collaborazione fra pubblico e terzo settore, nonostante l’incertezza che la sperimentazione di nuove forme di gestione necessariamente comporta. Nella seconda edizione di Cantiere Città due Comuni hanno lavorato in particolar modo su questa declinazione del tema, mettendo in luce i vantaggi di queste scelte ma non nascondendo, peraltro, lo sforzo che le stesse comportano per l’amministrazione in termini di impegno di risorse umane ed economiche. Il portato che emerge come elemento di particolare valore è in ogni caso il fatto che queste esperienze permettano a soggetti del terzo settore un’importante crescita professionalizzante e una pratica preziosa nell’accountability, accompagnando lo sviluppo e il consolidamento di competenze di programmazione e amministrative.

22 In questa edizione di Cantiere Città abbiamo avuto la grande occasione di seguire da vicino alcuni casi, molto diversi, ma tutti improntati alla volontà di aprire la gestione dei beni culturali alla partecipazione della comunità. Aosta e il teatro Giacosa Aosta, come aveva a suo tempo prefigurato nel dossier, ha avviato una sfida molto innovativa, immaginando di dare vita a una gestione partecipata del teatro Giacosa. Dopo un’importante attività di restauro e dopo anni di chiusura, il teatro aspettava di inaugurare una nuova programmazione. La città ha quindi deciso di aprire una lunga attività di confronto con le associazioni culturali del territorio che producevano spettacoli dal vivo nelle loro diverse declinazioni per capire a quali condizioni fosse possibile il coinvolgimento delle stesse nella gestione del teatro. Diversi livelli di complessità si sono stratificati intorno al progetto, che ha voluto raccogliere associazioni con diversi gradi di maturità artistica e organizzativa, attive in ambiti artistici differenti e che non avevano una consuetudine di collaborazione. Come spesso ricordano i rappresentanti di Aosta, «ci sono volute oltre seicento ore di riunioni» per arrivare a stabilire lo schema del progetto, suddividere compiti e responsabilità, redigere un piano dei costi e immaginare un cronoprogramma. Momento strategico per la definizione del funzionamento è stata l’individuazione di un capofila, direttamente responsabile dell’operatività del teatro. Obiettivo della lunga fase di progettazione è stato anche il ripensamento della dislocazione delle funzioni del teatro, finalizzato a trasformare uno spazio tradizionale in un luogo che possa essere utilizzato in modo più articolato e per segmenti. La nuova programmazione – inaugurata nell’autunno del 2023 – ha previsto di accogliere sia spettacoli che tradizionalmente già si svolgevano ad Aosta e che avevano, tuttavia, necessità di spazi più ampi e con migliori caratteristiche tecniche, sia nuove produzioni, riflettendo su di una politica di bigliettazione che permettesse di porsi obiettivi di sostenibilità, ma fosse allo stesso tempo inclusiva e contribuisse a diversificare il pubblico. L’Amministrazione comunale rimane pienamente coinvolta all’interno del processo; è infatti previsto che il Comune compartecipi alla gestione, coprendo le utenze del teatro ma anche sedendo nella cabina di regia, organo di governo della vita del Giacosa. Uno spazio per la cultura giovane di Orvieto Nel cammino che Orvieto ha percorso per arrivare alla redazione del dossier di candidatura, largo spazio è stato dato ai giovani, proponendo un investimento della città sul suo futuro. L’ascolto delle esigenze della cittadinanza ha fatto emergere con chiarezza la

23 necessità, da parte della fascia più giovane della popolazione residente, di contare su di un luogo adeguato a svolgere le proprie attività e che abbia condizioni favorevoli. L’Amministrazione ha quindi immaginato di dedicare uno spazio, da poco tempo nella disponibilità del Comune, alle associazioni dei giovani orvietani, che potranno utilizzarlo per le proprie attività sociali, per corsi e seminari, per piccoli eventi pubblici e simili. Lo spazio è situato nel centro storico e realizza un ulteriore obiettivo strategico che consiste nel mantenere vivo questo luogo cittadino con attività dedicate ai residenti, contrastando una tendenza allo spopolamento della parte più alta della città. Anche in questo caso, il cammino è complesso, perché richiede riflessioni parallele sulla forma giuridico-amministrativa da scegliere per affidare lo spazio a una ‘federazione’ di piccoli soggetti e un ragionamento sulle sue caratteristiche e sulla sua rifunzionalizzazione, affinché possa costituirsi nel tempo come un ‘luogo’ di riferimento; è altresì richiesta la formulazione di una proposta organizzativa efficiente, che deve prevedere un uso coerente e coordinato dei locali affidati alle associazioni. Nella co-programmazione è stata individuata la forma giuridica dell’affidamento, prevista dall’art. 55 del Codice del Terzo settore, che norma i rapporti fra le amministrazioni pubbliche e tutto il variegato mondo dell’economia sociale. Una fase importante della progettazione si è incentrata sulle funzioni che il nuovo contenitore dovrebbe essere in grado di ospitare, in stretta connessione con il riallestimento degli spazi e con una valutazione della sostenibilità di tutto il progetto. La sostenibilità rappresenta, infatti, un obiettivo che può essere espresso su molti livelli: da un lato si tratta di immaginare una modalità con la quale, al netto di alcuni costi fissi coperti dall’Amministrazione, le associazioni siano in grado di assicurare la gestione e l’apertura ordinaria dello spazio; dall’altro, il Comune sta affrontando la sostenibilità organizzativa dell’impresa, accompagnando i giovani a trovare un assetto organizzativo efficiente. Assisi co-progetta un festival In questo caso l’ambito di cui la città si è occupata insieme al territorio non ha riguardato l’assetto fisico, bensì la sua dimensione immateriale: è lo spazio-tempo che nel calendario della città è dedicato al festival Universo Assisi, manifestazione di primo piano nella programmazione cittadina, la cui identità artistica è associata alla definizione di nuovi spazi urbani, nati per altre finalità e convertiti almeno per la durata del festival a fungere da scena per le performance di ricerca e sperimentazione. Con Cantiere Città gli stakeholder più direttamente coinvolti nelle scelte strategiche si sono confrontati ponendosi domande radicali sulla manifestazione, considerando la possibilità di un suo totale ripensamento o anche, come al termine del percorso è accaduto, la sua sospensione.

24 La città esprime infatti bisogni e richieste verso il mondo della produzione culturale ed è essenziale comprendere se il format precedente può soddisfarli e in quale misura. Si è quindi discusso di questioni fondamentali, mettendo a fuoco collegialmente gli obiettivi e i risultati che ci si aspetta che la manifestazione raggiunga. La prima domanda posta ha riguardato la natura del target che si vorrebbe raggiungere: un pubblico di appassionati e ‘intenditori’ di provenienza nazionale o anche internazionale, oppure un pubblico locale, magari mettendo in atto strategie di ingaggio rivolte anche a quelle fasce di popolazione che di solito non si sentono chiamate in causa nel caso di performance artistiche di ricerca? Legata a questa domanda emerge la necessità, espressa da più fronti, di trovare un modo per coinvolgere tutti i residenti nella vita culturale cittadina, superando la divisione fra centro storico e altri nuclei abitativi in pianura. È chiaro che la scelta di rivolgersi a un pubblico più esperto e culturalmente ‘iniziato’ rende più complesso il progetto di estendere la partecipazione ad ampie fasce di residenti. La riflessione torna, quindi, sulla necessità di mettere al centro del dibattito il progetto culturale sotteso al festival per definirne obiettivi, portata e destinatari. Al momento, l’Amministrazione ha deciso di non riprogrammare la manifestazione e proseguire nella sua riflessione su questi temi, mantenendo aperto il confronto con gli stakeholder.

25 Il personaggio, l’evento storico e il brand territoriale Il marketing territoriale da tempo suggerisce di individuare, per destinazioni turistiche non ancora affermate, un brand territoriale, un’emergenza del territorio che lo renda più semplice da identificare e che serva in qualche misura da apripista per promuovere altri suoi contenuti. Proprio come nella pubblicità dei prodotti, alcuni luoghi affidano la propria proposta di valore a un testimonial capace di rappresentare il territorio e le sue caratteristiche. Nel caso della proposta volta a un target di turisti e visitatori culturali, il testimonial – spesso – è un personaggio storico, famoso per le sue opere artistiche e originario della città, oppure, diversamente, il processo di valorizzazione si appoggia a un particolare evento di una qualche rilevanza accaduto in quel luogo. Questa scelta assume un connotato particolare oggi, momento in cui la reputazione delle mete del turismo culturale, ma non solo, è affidata alla rapidità e concisione dei social media: affidarsi a un simbolo che riassuma (anche visivamente) il messaggio può essere una scelta vincente. La valorizzazione di questo tipo di eredità culturale non è certamente un’opzione recente ma, anzi, una delle piste più percorse dalla promozione turistica che, ai monumenti archeologici, ha da secoli aggiunto la proposta di case natali, residenze, studi d’autore con correlati memorabilia per attrarre un pubblico sensibile alla pittura, scultura e letteratura o alla rievocazione di momenti storici di particolare significato. La sfida che oggi ci si pone è come coniugare questo patrimonio con la sensibilità dei visitatori attuali, rendendo il personaggio a cui ci si affida un medium per promuovere una pluralità di contenuti collegati al territorio. Indubbiamente, un valore da sottolineare in questo contesto è l’autenticità. Dietro questa etichetta e dietro quella dell’‘esperienza’ si celano a volte artifici retorici e interpretazioni filologicamente poco solide – o addirittura pretestuose – di legami culturali col proprio luogo di origine. Il testimonial ha certo più valore quando il legame con il territorio non è solo un ‘accidente’ biografico, un’intersezione tra il luogo e l’evento della nascita senza ulteriori sviluppi significativi, ma si rispecchia, invece, nella produzione artistica, nell’influenza delle radici sul soggetto in questione e, contemporaneamente, nell’impatto e nell’eredità trasmessa alla storia locale. È quindi importante considerare anche questo patrimonio culturale ereditato, come facciamo con altre fattispecie che vogliamo preservare e valorizzare, rileggerne e interpretarne continuamente il portato, in armonia con la visione di Italo Calvino dei classici, definiti come quelle opere «che non hanno mai finito di dire quello che devono dire», o con l’invito di Giovanna Brambilla in un webinar della Fondazione Scuola

26 dei beni e delle attività culturali che, citando Gustav Mahler, esortava a «custodire il fuoco, non adorare le ceneri»1. Sfidante è questo compito quando si deve declinare sui personaggi storici o sulle celebrazioni di anniversari che sembrano inesorabilmente estrarre una rievocazione fuori dalla storia. Mantenendo lo sguardo orientato all’attualità della riproposizione dei contenuti e una prospettiva attenta a una lettura storicamente corretta e oggetto di continua ricerca, alcune delle città che hanno partecipato quest’anno a Cantiere Città lavorano per sistematizzare la propria proposta culturale all’insegna della rievocazione storica di un evento o di un personaggio. Il parco letterario Ignazio Silone di Pescina Se la prima stagione dei parchi letterari non ha raggiunto con pienezza gli obiettivi sperati, alcune regioni hanno scelto di sostenere nuovamente questo format che, intorno alla figura di un letterato, intende costruire una rete stabile di luoghi, operatori ed eventi per la crescita culturale, sociale e turistica del territorio. Pescina ha certamente tutte le carte in regola per avanzare una proposta articolata e di qualità intorno alla figura del suo più celebre concittadino. In città e nei suoi immediati dintorni, infatti, esistono molti elementi di interesse connessi a Ignazio Silone, alla sua vita e all’opera indissolubilmente legate, a cominciare dalla Casa Museo, passando per il Centro studi, la tomba dello scrittore, l’annuale Premio Silone fino ad arrivare al rifugio e al sentiero Silone, che mettono a disposizione le infrastrutture turistiche per poter godere dei paesaggi, sia sfondo che primo piano, dell’opera siloniana. In questo caso il brand territoriale è molto forte, perché l’integrità del borgo e del paesaggio montano sono in grado di soddisfare le attese di chi arriverà a Pescina per seguire le tracce di Silone. Ma se questo è l’hardware dell’offerta, è necessario lavorare sin da ora per dotare i beni di adeguati servizi di accoglienza e di mediazione di questo patrimonio. La città si sta quindi attrezzando per rendere disponibili visite guidate, merchandising e anche un menu tematico. Allo stesso tempo Pescina si è inserita nella rete dei parchi letterari, comprensiva di tutte le esperienze che, irregolarmente distribuite sul territorio nazionale, lavorano in prevalenza sulla valorizzazione di poeti e romanzieri. La rete vuole raccogliere e promuovere i parchi con eventi e campagne comunicative dedicate, oltre a fornire un luogo di incontro alle varie realtà che animano i diversi parchi. Si rimanda a «Custodire il fuoco, non adorare le ceneri: ragioni etiche e scelte strategiche nell’incertezza della pandemia» a cura di Giovanna Brambilla, realizzato nell’ambito di «Le Bussole», ciclo di webinar su fad.fondazionescuolapatrimonio.it 1.

27 Questa è la linea strategica principale intrapresa nella programmazione culturale del Comune ed è su questa rotta che le energie locali si stanno concentrando, organizzando un’offerta territoriale che sia disponibile nel corso di tutte le stagioni dell’anno a chiunque raggiunga Pescina. San Tommaso a Roccasecca Il 2025 è un anno particolarmente significativo per Roccasecca, che oltre a unirsi alle celebrazioni del giubileo conclude il triennio tomista: nel 2023 è stato commemorato il settimo centenario della canonizzazione del santo e nel 2024 sono stati celebrati i settecentocinquant’anni dalla morte del Dottore Angelico, avvenuta a Fossanova nel 1274. Il triennio tomista si conclude con l’ottavo centenario della nascita di san Tommaso d’Aquino, avvenuta nel castello dei conti d’Aquino di Roccasecca, i cui ruderi sono custoditi dalla città. Roccasecca è già attualmente un’importante meta per i flussi religiosi, anche perché intercetta il cammino di San Benedetto, essendone la penultima tappa, una delle vie di lunga percorrenza che stanno attraendo sempre più persone. Per il 2025 la città aspetta quindi un numero significativo di visitatori spinti da un ventaglio di motivazioni differenti: attratti dalla ‘destinazione san Tommaso’, ci si aspetta giungano in città pellegrini, turisti religiosi e culturali, sportivi e camminatori. La città vuole, quindi, rinnovare la propria proposta per i visitatori e per i residenti dell’area attingendo ai grandi temi del santo filosofo. L’operazione di mediazione culturale in questo caso non è semplice, perché il santo, la cui opera è fondamentale nello sviluppo della filosofia occidentale, ha un pensiero articolato e complesso. La città ha scelto di proporre in particolare un tema tomistico ma di interesse universale – «La ricerca della felicità e le vocazioni» – che vuole declinare con eventi e occasioni formative. Roccasecca desidera, infatti, proporre un modello di turismo culturale coerente con l’eredità filosofica del suo concittadino più illustre, proponendo un’esperienza di lentezza, riflessione e meditazione compatibile con la visita alla città, con l’apprezzamento dei suoi paesaggi e della natura, con la partecipazione a una ricca stagione di eventi culturali diffusi sul territorio. Per rendere appetibile questa destinazione a un pubblico variegato e non esclusivamente locale, la città conta sull’apporto delle reti costruite con gli altri centri del territorio e con partner nazionali e internazionali, per lavorare su di un calendario di programmazione di spettacoli dal vivo con i primi e per valorizzare l’eredità filosofica del pensiero di san Tommaso con i secondi.

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